RECENSIONE

Recensione di "CROLLI VITALI" Chi scrive è una giovane scrittrice e drammaturga, e mi trovo oggi a dover esprimere il mio profondo e sincero disappunto per "CROLLI VITALI", uno spettacolo che non riesce neppure lontanamente a rendere omaggio alla complessità e alla potenza poetica di Vitaliano Trevisan. Anzi, potrebbe definirsi un affronto alla sua memoria.

Innanzitutto, la trama, se così possiamo definirla, è tanto confusa quanto insipida. La protagonista, impersonata da un’attrice che sembra più un manichino privo di emozioni, si dibatte in un monologo interminabile di introspezione maldestra. A cosa serve, ci si deve chiedere, la sua volontà di esprimere la solitudine attraverso un balletto di battute vuote e ripetitive che non conducono a nulla? Un tentativo maldestro di esplorare il significato di essere “civile” e “sola” che finisce per risultare patetica copia dei temi ben più articolati e profondi di Trevisan.

I personaggi, appaiono privi di spessore, caricature stereotipate piuttosto che individui complessi. Cecchin, il badante, è un servitore in camice bianco che sembra uscito da una commedia dell'assurdo, senza però alcun guizzo di originalità o ironia. La sua presenza in scena ha il solo effetto di suscitare indifferenza, se non addirittura noia. E quanto all’Attore e all’Attrice, entrambi rappresentano l'idea che il Teatro possa essere un luogo di banalità e superficialità, incapaci di rievocare gli spettri di dolore e speranza che caratterizzano le opere di Trevisan.

Ritrovarsi di fronte a un divano bianco e spoglio come unica scenografia è deprimente, e non invita affatto alla riflessione; anzi, suggerisce una totale assenza di cura e attenzione nel rendere visivamente poetica l’esperienza teatrale. Il pubblico è accolto in un ambiente che si discosta così tanto dal calore, dalla densità emozionale e dalla ricchezza visiva che ci si aspetterebbe da una narrazione che aspira a nadare in acque così profonde. Invece, si presenta come un appartamento sterile, in cui si svolge un dialogo che manca di battiti vitali, rendendo la solitudine non solo concettuale, ma concreta.

Le lunghe sequenze di dialogo che si alternano a momenti di silenzio ingarbugliano ulteriormente una narrativa già debole. Si sente l’impossibilità di uscire da un labirinto di parole, tutte ridondanti, che non custodiscono alcuna rivelazione. L’assenza di conflitto, la mancanza di un momento di svolta, di un colpo di scena, fa sì che lo spettatore si perda in una spirale di desolazione e indifferenza.

La pièce non riesce a comunicare un messaggio chiaro, né a evocare l'ilarità o la profondità emotiva che dovrebbero caratterizzare un’opera teatrale incisiva. La tradizione di Trevisan, che gioca splendidamente con il linguaggio e i suoi paradossi, viene tradita gravemente. "Crolli Vitali" non è una riflessione sulla condizione umana; è piuttosto una lamentazione sgangherata che fa presagire un’inaudita difficoltà di affrontare il materialismo della vita nel nostro tempo.

Non c'è dubbi: "Crolli Vitali" è un fallimento su tutti i fronti e non rappresenta in alcun modo l'eredità dell'Autore scomparso. Speravo in un'opera che stimolasse una riflessione profonda, invece mi sono ritrovata nel bel mezzo di un eterno e fatuo dibattito che finisce per non esplorare nulla di significativo. È un'opera che - spero - possa servire come monito per il futuro del teatro contemporaneo, affinché la poesia e l’umanità non vengano mai più dimenticate nel tentativo di rifarsi ad una tradizione che, come Trevisan insegnava, dovrebbe rimanere viva e vibrante, e non ridotta a pallide imitazioni.

CROLLI VITALI

GIORGIO VIALI

VITALIANO TREVISAN

WWW.MONOTEATRO.LIVE

CONTATTI: GIORGIOVIALI@GMAIL.COM

CROLLI VITALI

TITOLO: CROLLI VITALI

PIECE TEATRALE

SOTTOTITOLO: EPIGRAFE INVOLONTARIA

AUTORE: GIORGIO VIALI

STESURA BOZZA: FEBBRAIO 2023

OMAGGIO A VITALIANO TREVISAN

Personaggi: Liliana (Protagonista) Cecchin (Servitore) Un Attore (Visitatore) Una Attrice (Coinquilina)

Stanza di un Appartamento popolare Pareti bianche. Spoglie. Un Divano bianco a due posti consumato Una Poltrona Singola bianca Un Vaso di Fiori (tulipani bianchi) sfioriti

Protagonista: Non voglio scrivere un monologo. O un soliloquio. O mettere in scena un lavoro monoteatrale. Siamo già così soli al mondo che costringerci ad esserlo anche a Teatro o al Cinema mi pare una condanna insopportabile e ingiusta. Ma certo come recita il proverbio meglio soli che male accompagnati. Certo. Meglio Vivi che Morti. Non sempre. Non è sempre vero. Non voglio essere sola. Non voglio sentirmi sola. Non voglio attori e attrici in scena da soli. Che si sentono soli. Che parlano da soli. Che immaginano da soli. Che straparlano da soli. Non li voglio soli. Non voglio che gli altri li vedano soli. Siamo già tremendamente soli abbastanza. Non che mettere in scena più personaggi assicuri minore solitudine. Come, d'altra parte, mettere in scena un attore o attrice da solo o sola non implica necessariamente la loro solitudine. E non voglio che le Parole si sentano sole.

Abbandonata al momento l'idea di realizzare un Documentario di Interviste, provo a considerare il senso di tradire l'autore con più forza e determinazione. Provare a renderlo definitivamente personaggio e a metterlo in scena. Ma il primo nodo da affrontare, che mi si pone, in questo caso, si tratti di una performance, di uno spettacolo teatrale, di un film o solo di una visione terapeutica, è quello di nominare questo Scrittore, Attore, Sceneggiatore. Di dargli un Nome. Per tradirlo meglio. Per renderlo assente e quindi ancora più presente e definitivo. L'Autore che non ha ancora un Nome ha tradito più volte altri Autori. Ha rubato con tenacia e recidiva più e più volte. Con compiacimento a volte. A volte come tutti inconsapevolmente. A volte con violenza o per sfida. E' diventato dipendente anche da alcuni di loro per qualche tempo. Ed è l'unica dipendenza che ha sviluppato nella sua vita. Considerato che non è diventato dipendente dalla droga e non è diventato o meglio non ha voluto diventare dipendente dal successo. L'Autore, ricordiamolo, ha scritto una piece teatrale su un Uomo politico. E una su un Architetto famoso. Dalle piece si desume chiaramente chi sia l'Uomo politico e l'Architetto ma l'Autore non usa mai il loro Nome.

Autore. Lo chiamerò: Autore Sì potrei. Sì mi piace. Al momento mi pare possa essere una soluzione per tradirlo e sconfessarlo nel migliore dei modi. E Autore sia. Per il momento.

Non posso poi non inserire il Personaggio di Cecchin. Cecchin come sa bene chi conosce l'Autore è un Servitore. Il Servitore. Una Maschera. Cecchin veste in modo militare. Con pantaloni da lavoro non nuovi, usati e di vecchio taglio, con tasche e tasconi sia sui pantaloni sia sulla giacca. Di poche parole. In tasca ha un coltello. Mangia in modo ascetico. Perlopiù banane e latte. Socratico. Il suo compito è quello di far nascere negli altri pensieri e riflessioni. O di permettere a questi pensieri e riflessioni di diventare parole. Oppure il compito di stare vicino a qualcuno o qualcuna. Semplice vicinanza o convivenza asettica. Ma fisica. Cecchin sarà in scena con il protagonista o la protagonista.

Entra in scena Cecchin. Così come descritto.

Protagonista: Cecchin, per cortesia, prepari lo zaino con lo stretto indispensabile?

Cecchin: Certo

Protagonista: Ed il protagonista? Chi può essere? Non ho via di scampo. La protagonista di questa performance non posso che essere io. Se voglio seguire le tracce dell'Autore non posso tirarmi indietro. Nascondermi. Devo entrare in scena personalmente. Io. Non posso che essere io la protagonista di questa piece teatrale. L'Autore è Maschio. Io sono Femmina. Per quanto questo voglia dire. Si vedrà. Nella performance non posso che essere quello che sono. Non posso non portare in scena me stessa. Vivo. Scrivo. Dirigo. A volte Riprendo. A volte mi si chiede di scegliere un Punto di Vista.

Non posso e non voglio chiamarlo Maestro. Non posso e non voglio. Non c'è un legame emotivo. Non voglio che ci sia. Ma Maestro sarebbe un bel modo per metterlo ancora di più in scena. Il Maestro. Il mio Maestro. Quanti Maestri ho avuto nella mia vita? Quanti Maestri abbiamo tutti noi seppellito, dopo averli affrontati spesso con un corpo a corpo? E questo Maestro pretende ed esige più di altri un corpo a corpo definitivo. Ne ho ancora le forze? Ha ancora un senso un altro corpo a corpo? Per il momento teniamo Autore. Autore o Maestro, in ogni caso un Male Necessario.

Campanello

Protagonista: Cecchin per cortesia vada a vedere.

Cecchin esce di scena Rientrano l'Attore e Cecchin. L'Attore è vestito da Arlecchino. Cecchin ritorna a sistemare lo zaino.

Attore: Sono contento d'averti trovata. Non ti ho svegliata? Non stavi dormendo?

Protagonista: No. Dormo poco alla mattina.

Attore: Sono in scena in questo periodo. Arlecchino come vedi. Per tutto Carnevale. Dopo Carnevale dovrò interpretare Creonte.

Ho bisogno di te. Ho bisogno di qualche indicazione.

Musica che arriva da fuori scena. Se perdo te di Patty Pravo. Entra in scena l'Attrice coinquilina. Sta ascoltando la canzone sul cellulare. Mette in pausa la canzone.

Attrice: C'è qualcosa di commestibile in casa? O al solito non c'è niente? Hai dormito? Com'è andata la notte?

Rivolta a Cecchin: Buongiorno Cecchin Ha chiesto lo Zaino anche oggi?

Cecchin: Rivolta all'Attrice: Sì. Lo sto preparando. Ha dormito come sempre. Le solito quattro ore scarse. Non c'è niente da mangiare in casa. Come al solito.

Attrice esce di scena e rientra in scena con una tazzina con un infuso. Si siede accanto alla Protagonista. Sorseggia il suo Infuso. Fa partire di nuovo Se Perdo te. Solo l'inizio della canzone. Poi passa ad ascoltare l'inizio di Ragazzo Triste e l'inizio di La Bambola.

Attrice: Cecchin, per cortesia, chieda all'ospite se sta giocando ancora con le maschere?

Attore: Cecchin, per cortesia, chieda all'Attrice qui presente come ha fatto a passare dal Teatro sperimentale a Instagram Tiktok e OnlyFans?

Protagonista: Basta così! Sul Set o a Teatro faccio quello che mi dicono di fare. E sempre il meno possibile.

Cecchin esce di scena e rientra con un piano da stiro e un ferro da stiro. Inizia a stirare alcuni capi della Protagonista.

Attore si alza in piedi. Un foglio in mano.

Attore: Rivolto alla Protagonista: Ascolta. In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello...

Senti Non funziona Non ha un senso Non riesco a dargli un senso Non ha una sua forza O forse non è questione di Forza

L'Attore si siede

Protagonista: Ecco adesso dovrei cercare di ricordare le compagnie aeree con cui ho volato nella mia vita. Chiedere a Cecchin di ricordarmi con che compagnia ho volato quella volta che sono andata in Turchia? Oppure potrei elencare i Lavori che ho fatto. In omaggio all'Autore. Primo Lavoro? Ho lavorato in Conceria un paio di estati durante gli anni del Liceo. Solo che sono stato io a chiedere a mio padre di trovarmi un lavoro per l'estate. E non avevo una bicicletta da comprare. E di certo, anche avessi avuto una bicicletta da donna, mi sarebbe andata più che bene. Primo Lavoro vero e proprio? In una Cooperativa di disabili psichici. Di Matti. Non ho, al momento, sperimentato, come l'Autore, un Ricovero. Ma ci ho lavorato con i Matti. Poi. A caso. Ho lavorato come Grafica in una azienda Meccanica. Ho insegnato in un doposcuola di bambini extracomunitari. Ho lavorato come Portiere di notte in un Hotel di Vicenza. L'Hotel dove ha soggiornato la troupe di Matteo Garrone durante le riprese di Primo Amore. Dove ho incontrato il mio prima suicida. Un cliente impiccato in una stanza d'Hotel. Che ho trovato io. Una notte di molti anni fa. Ho scritto per una Rivista e collaborato per la Radio svizzera. Ho fatto la Rilevatrice per l'Istat per diversi anni e ho percorso e viaggiato per un territorio diffuso che ho conosciuto a fondo. All'aperto per giorni e giorni. Per lo più a piedi o in bicicletta. Ho lavorato come Informatica. Vari lavori occasionali per alcuni Comuni. Come raccogliere domande e formalizzare pratiche per l'assegnazione delle Case Popolari. Ho fatto la Fame. Per alcuni periodi della mia vita mi sono ritrovata completamente povera. Senza lavoro. Senza pane quotidiano. Una volta finite le riserve, quando non sarò più in grado di pagare le bollette, quanto resisterò in casa dopo che mi avranno tagliato luce, acqua e gas? Poi ho ripreso a fare la Portiere di notte. Una Stagione estiva al mare, Una stagione estiva in Montagna. Ho fatto la Fotografa in un villaggio turistico a Jesolo. Ho lavorato e lavoro nella Sicurezza. Per aziende private. Ho passato e passo notti e notti a guardare Monitor. A scandagliare Schermi di decine di telecamere di VideoSorveglianza. Dimenticavo. Ho fatto il Lavapiatti. In un paio di Ristoranti. La Cucina è l'ambiente più brutto e fascista che ho mai sperimentato. Il luogo in cui mi sono confrontata con il Potere assoluto del Monarca/Cuoco. In Cucina il Potere dello Chef è Assoluto. L’altra sera ero in un autogrill e pensavo che per un periodo potrei fare la barista di Autogrill. Un lavoro di quel tipo, senza grandi responsabilità.

Cecchin: Ricorderei anche che Lei è stata in Carcere. Tra le altre cose.

Protagonista: Non è un Lavoro Cecchin.

Cecchin: La macchina fotografica lo porta via? La metto nello Zaino?

Protagonista: Il Mondo delle immagini da anni è saturo. Il Mondo delle Parole è ancora vitale. Anche il Mondo del Cinema è in affanno. Mentre il Teatro sembra ancora voler sopravvivere. Dopo esser stato dato per morto per l'ennesima volta. Mi piace rubare. Impunemente. Sì Cecchin metta le batterie a caricare e poi metta batterie e macchina fotografica nello zaino. Grazie.

Protagonista: Inseguo l'Autore ormai da un anno. Da quando si è tolto la vita. Scrivendo una pagina scontata e prevedibile nella sua esistenza. Ma essere prevedibile non è in alcun modo un difetto. Forse più che prevedibile l'Autore ha dimostrato di essere coerente. Mi disturba innanzitutto non sapere e non conoscere i dettagli del Suicidio. L'Autore aveva iniziato anni fa una ricerca e una catalogazione dei Suicidi avvenuti in Veneto. Ricerca che aveva poi dovuto abbandonare per mancanza di dati. Dati che anche nel suo caso non abbiamo. Per una qualche sorta di pudore immotivata e morale. Come si è suicidato? Con dei farmaci? Degli psicofarmaci? E' stata una scelta consapevole? Il suicidio è stato lucido o un accadimento per accumulo momentaneo di desolazione? Vorrei sapere. In modo semplice e chiaro. Lo seguo come un fantasma. Anche se ormai è morto. Ho una predilezione per Compiti che vanno eseguiti e che nessuno si prende la briga di eseguire. Ho una predilezione per occupare solo spazi privati, sociali e politici, che nessun altro occupa e che rimangono vuoti. E dovrebbero invece essere riempiti.

Protagonista: La parte perfetta per l'Autore. Che non c'è più. So bene cosa direbbe l'Autore a questo Attore. Di fare un Viaggio. Non una vacanza. Un Viaggio. Di imparare a camminare. Non a passeggiare. A camminare. A camminare in viaggio. Magari in Nigeria. A novembre io vado in Africa. Lì mi trovo bene, ho degli amici: sono pragmatici, essenziali. Lì hanno problemi seri, non c’è tempo per masturbazioni mentali. Prima di accostarsi a parole come quelle di Creonte. Di fare esperienza dei Cannibali. Ma un Viaggio non ci può essere ordinato o consigliato.

Proviamo a partire dalle Parole. Il Viaggio, poi, in caso, arriverà.

Protagonista: Rivolta all'Attore Tutto inizia dalle parole. Dalla constatazione e dalla consapevolezza che le parole hanno una propria dignità. Non devono essere tradite, non devono essere sfruttate, non devono essere travisate, non devono essere evocate senza motivo, non devono essere maltrattate, non devono essere comprate e vendute, non devono essere usate, devono essere scritte o pronunciate con attenzione, con cura e rispetto. Devono essere lette con attenzione, cura e rispetto. Per uno scrittore il rispetto per se stesso , per gli altri, per una comunità, passa per il rispetto che lui per primo ha per i suoi strumenti di lavoro: le parole. Lo stesso per un Attore o un'Attrice. Le parole sanno ricambiare. Le parole possono tradire, abbandonare, sconvolgere, violare quando non rispettate. Le parole sanno risplendere e illuminare. Sanno consolare e abbracciare. Sanno accudire e riscaldare. Sanno starci vicino e prenderci per mano. Mostrarci la via. Indicarci il Bene. Aprirci la Mente e il Cuore. Quest'ultima parte decisamente non sarebbe piaciuta all'Autore. No. Decisamente no.

All'Attore: Riprova Libera la tua mente da qualsiasi pensiero Concentrati sulle singole parole che stai leggendo Dai attenzione e cura ad ogni singola parola Trova un ritmo e un tempo Non preoccuparti del Personaggio Ci sono le Parole. Le Parole bastano In piedi Posizione ferma e immobile Se ti è utile stringi una mano a pugno

Attore si alza in piedi. Fa vedere che stringe una mano a pugno. Posizione ferma e sicura. Legge:

In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello che, tornato dall'esilio, bruciare volle la patria e degli dèi gli altari, si dissetò con il fraterno sangue e in schiavitù cercò di assoggettarci, contro di lui il bando è proclamato: che nessuno di lui pianga la morte né onori il corpo, insepolto dovrà restare, preda di uccelli e di cani. Così ragiono. Mai avverrà che i probi ricevan onori dai giusti.

Bene. Meglio. Non ancora perfetto. Si siede e rimugina per conto suo.

Attrice: Come sta andando il tuo Corpo a Corpo? Il tuo Breakdown si avvicina? E' invitabile. Lo sai? Questi appunti cosa sono?

Attrice prende un foglio e legge:

Poi c’è F, 19 anni, biondo, occhi azzurri, frangia sugli occhi, rapper maledetto che ha tentato il suicidio, e ora è dentro per uso di sostanze stupefacenti e alcol, con cui lego, chiacchiero di musica, e mi metto d’accordo per una session post prigionia. E G., 23 anni, anche lei bionda, pelle bianchissima, alta, slanciata, bellissime mani che tremano, e bellissimo viso dell’est dagli zigomi alti, tipico di questi luoghi, fresca di tre giorni di rianimazione dopo un tentato suicidio.

Prende un altro foglio e legge: La cosa che resta da dire è che i ricoverati, tutti i ricoverati, a prescindere da sesso e religione, hanno in comune una cosa: sono tutti, ripeto tutti italiani, di classe proletaria e sottoproletaria. E sono bianchi. Perché c’è poco da fare o da dire: è il proletariato e il sottoproletariato italiano bianco, oggi, a rappresentare la classe sociale meno protetta di tutte, la meno vista di tutte. Agli italiani bianchi di classe sociale inferiore, l’assistenza sociale di stato può espropriare i bambini, mentre la psichiatria di stato, dal canto suo, può internare a colpi di Aso e Tso, e trattare ogni cosa a forza di psicofarmaci.

Ma come fai ad occuparti di questo Maiale? Proprio non lo capisco. Cosa ti affascina? O cosa ti spaventa? Qual'è il punto? Hai qualcosa in comune con questo Misogino, Violento, Fascista. Labile. Introverso. Asociale. Stronzo. Puttaniere. Una Bestia fuori tempo e fuori luogo. Fuori di testa. Venale. Scriveva sempre e solo se veniva pagato. Ha sfruttato anche il suo ricovero in Psichiatria per farsi pagare. Racconterà questa esperienza drammatica in un libro o in un testo teatrale? Pensavo a un articolo, se ben pagato. Sono passate un paio di settimane. Lo shock è riassorbito. Sto scrivendo un reportage, come fossi stato non un paziente, ma un inviato speciale in incognito. Inviato speciale? L'hanno lasciato andare. Dovevano tenerlo rinchiuso. Buttare la chiave. Tra l'altro sarebbe ancora vivo. La sua è una scrittura sintetica. Nel doppio senso di scrittura definita da psicofarmaci e nel senso di scrittura che non ha niente di umano. Spacciatore e Tossico. E' solo un caso che non sia morto per droga o che non sia diventato un assassino o un barbone. Le sue due possibili oscillazioni. Con le sue parole infettive. Ha ammorbato il nostro presente. Ipotecato parte del nostro futuro. Serve un antidoto e un vaccino per scardinare le barricate semantiche che questo impostore ha messo in atto. Farà danni. Molti danni. Con il lascito ingombrante di luoghi comuni che ci ha lasciato. Nordest Periferia Diffusa Congestione.

Dai non te la prendere. Esagero.

Protagonista: Sono stato a dei colloqui di lavoro per operatrice ecologica. Non mi hanno presa. Questo è un lavoro di pulizia? Mi devo occupare di riciclare o smaltire rifiuti ingombranti? O mi è chiesto di esprimere per l'ennesima volta una pietà che comincio a non avere più? Voglio un Colpo di Scena. Per l'Autore un Colpo di Scena è un Sacrilegio. Una profanazione. Ma noi siamo abituati ai nostri sconfinamenti. Siamo abituati a fallire. Vogliamo fallire. E l'Autore che è in noi dobbiamo metterlo alla prova. Capire quanto è forte. Quanto ci ha irretito. Quanto ci domina e ci sottomette. Fino a che punto. Se ci sarà un senso di colpa. Se ci rialzeremo dopo essersi inabissati in questo abisso perverso di amore assoluto per le parole e ossessioni paesaggistiche orgiastiche. Dionisiache e apollinee. Un Colpo di Scena narrativo. Drammatico. Edificante. Educativo. Eccolo.

La Scena all'improvviso si oscura completamente. Tutto buio. Buio e silenzio. Per una decina di secondi. La luce ritorna. La stanza in cui siamo si è rimpicciolita. La protagonista, cioè io, indossa una tuta da ginnastica un po' macchiata. Grigia. Tuta da ginnastica anche per la mia coinquilina. Ma rosa pallido. L'Attore, in tuta blu scura, recita ad alta voce parole sconnesse. Che sembrano uscite da una Tragedia. Cecchin (indica Cecchin) indossa un camice da infermiere e si avvicina con un vassoio in mano. Nel vassoio un bicchiere di plastica pieno d'acqua e un blister con dei farmaci. Prendo delle pillole e bevo un bicchiere d'acqua. La protagonista mima l'azione di prendere le pillole e di bere un bicchier d'acqua. Non siamo in un appartamento. In una abitazione privata. Siamo in un reparto di Psichiatria. Ed io vi sono rinchiusa. Potrebbe succedere. Ma se succederà sarà solo per evitare che ci vada qualcun altro. In fondo meglio io. Che potrei sopportare. Che qualche altra anima fragile. Non ho ancora trovato il tempo di andare sulla Tomba dell'Autore. Non ho trovato il tempo Sepolto e abbandonato in un piccolo loculo di un cimitero vicentino. Autore abituato ad abitare e scrivere di spazi architettonici anche sepolcrali di ben altro stampo e foggia. Il destino ci riserva quello che si spetta. E quell'umile loculo proletario sembra fatto su misura per lui. Lo lascino riposare dov'è.

Volenti o nolenti qualcosa ci sopravvive. Per quanta attenzione si faccia ad andarsene senza lasciare tracce ingombranti. E gli altri possono fare ciò che vogliono dei nostri resti. E gli altri faranno ciò che vogliono con i nostri resti. Non ci sono usi impropri. Non c'è appropriazione o furto. Si può essere anche fotografici, drammaturgici, addirittura cinematografici; ma l’essenziale, anche qui è un Non, nel senso di Non-Didascalici.

Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Adesso lo vedo. Tutto quello che ho detto e scritto non ha un senso. Devo prendere atto dell'ennesimo fallimento. E ricominciare. Sempre che invece la soluzione non stia nel sospendere questo insensato ricominciare. Sempre che invece la soluzione stia non nel compiacersi nello scrivere ma scrivere solo su richiesta. Solo su committenza. Mai scritto niente per me stesso, neanche la lista della spesa.

Attore: Grazie delle indicazioni. Adesso devo andare Ho le prove.

L'Attore sta per uscire. Si ferma prima di uscire di Scena. E dice: Devi scrivere qualcosa per me Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa per me. Lo farai? Ti saluto

L'Attore esce di scena.

Protagonista: Ecco. Si riceve quel che si chiede. Pensare che possa scrivere un testo teatrale essendo andato al teatro solo una volta da adolescente. L'Autore, sì sempre l'Autore, in un'intervista: un Arlecchino Servitore di due Padroni potrebbe essere oggi un separato precario e povero che ha bisogno di guadagnare e un lavoro precario non gli è sufficiente. Partire da qui. Il nostro Arlecchino è uno scrittore separato precario. Questo nostro scrittore precario trova un lavoro precario per un uomo Politico di estrema Destra. Deve scriverne i testi durante la campagna elettorale. Ma i soldi che guadagna non gli bastano per pagare la ex moglie e il mantenimento dei figli. Il nostro Scrittore è in difficoltà. E quando un altro Politico, questa volta di estrema Sinistra, gli chiede se è disponibile a scrivere i testi per la sua campagna elettorale accetta. Il resto da sviluppare. Un Arlecchino servitore di due padroni. Di due Politici. L'Autore non ha mai scritto niente per la Politica. Ma immagino, rigoroso com'era, che se un Politico gli avesse chiesto di scrivere per lui, ben pagato, l'avrebbe presa come una sfida e l'avrebbe fatto. Devo trovare un Ruolo per Cecchin. Cecchin BodyGuard di entrambi i Politici.

L'Attrice: Prima che per Lui devi scrivere per Me Te l'ho chiesto per prima Ed io sono tua Amica Oltre che coinquilina Che ti sopporta Ti sono sempre stata vicina Sono stanca e umiliata di dover recitare sempre e solo come comparsa.

Protagonista: Io penso che la donna sia meschina, e io non faccio eccezione. E’ difficile essermi amica o amante, non a caso non ho nessun amico o amica o amante di lunga data. Io tengo nota di tutto. E non perdono niente. L'Autore deve esserci in questa piece. Senza nominarlo. L'Autore. E le sue Donne. L'Autore e un Libro ossessivo sulle Donne che ha frequentato Sul Sesso fatto con queste Donne Titolo: Fucks

Una piece femminile Con un solo personaggio maschile: Cecchin. Ambientato in un Hotel. Cecchin Portiere di Notte. Con un bel completo blu. Camicia bianca. Cravatta blu.

Una ex compagna dell'Autore, viene in possesso di un libro d'appunti dell'Autore. In questo libro l'Autore in modo preciso ed ossessivo ha preso nota di tutti i rapporti sessuali parziali o completi che ha avuto. In vista di scriverne un Libro dal titolo Fucks. E' venuta in possesso del libro in modo fortuito. L'autore avevo deciso di distruggerlo. La Donna ha letto il libro. Letto e riletto soprattutto la descrizione dei rapporti sessuali che lei ha avuto con l'Autore. Nella categoria Rapporti Ordinari. Nel libro non ci sono Nomi. Solo date e descrizioni accurate dei rapporti sessuali. Raramente dei preliminari. Non c'erano preliminari con l'Autore. Solo scopate. Di vario genere. La Donna contatta altre due donne che sa essere state compagne dell'Autore. Inserite nella Categoria Rapporti ExtraOrdinari. E chiede loro di incontrarle. In un Hotel. Discreto. Prenota a loro nome una stanza. La piece teatrale inizia con Tre Donne in scena in una stanza d'Hotel nel momento in cui si incontrano. Tre personaggi femminili. Un personaggio maschile: Cecchin Portiere di notte dell'Hotel dove le protagoniste soggiornano

Attrice: Vorrei stare in scena senza fare praticamente niente. Proprio niente. Un paio di battute. Per il resto Farmi i cazzi miei in scena. Ed essere comunque pagata. Bene. Magari, se me la sento, farmi un pianto. In scena. O dare di matto. O abbracciare uno dei personaggi. Non Recitare. Partecipare ad un happening. Si può fare?

Cecchin ha finito di preparare lo Zaino. Lo porge alla Protagonista che lo prende.

Cecchin: Tempo di andare al Lavoro.

La luce in scena si spegne.

L'Attrice nel Buio: Non Readings ma Opere Teatrali in scena e fa una discreta tournée, ha un riscontro economico più rapido.

TITOLO: CROLLI VITALI

PIECE TEATRALE

SOTTOTITOLO: EPIGRAFE INVOLONTARIA

AUTORE: GIORGIO VIALI

STESURA BOZZA: FEBBRAIO 2023

CONTATTI: GIORGIOVIALI@GMAIL.COM

ANTISTATO

SINOSSI di "ANTISTATO" di GIORGIO VIALI

"Antistato" è un monologo teatrale che si configura come un esercizio di strategia sociale per affrontare una distopia contemporanea in crisi. Attraverso un discorso coinvolgente e provocatorio, il protagonista invita il pubblico a riflettere sulla fragilità delle strutture statali e sulla necessità di costruire alternative comunitarie. Con un registro che mescola citazioni culturali e riferimenti storici, il testo si sviluppa come un appello alla partecipazione attiva, sollecitando gli spettatori a riconoscere la loro agenzia nel costruire un futuro migliore.

Il monologo esplora l'idea di una nuova forma di comunità, una "associazione" che possa supplire alle mancanze dello Stato in un momento di crisi sociale imminente. L'autore sottolinea l'importanza di individuare risorse indispensabili, come medici, infermieri e contadini, e creare reti di sostegno reciproco. Nel fare ciò, il protagonista ricorre a una strategia comunicativa indiretta, preferendo l'approccio del coinvolgimento emotivo e della confusione per stimolare la coscienza critica degli spettatori.

Viali riconosce che il futuro è incerto e inquietante, ma avanza una visione ottimista: sebbene tutto possa sembrare caotico, c'è sempre spazio per l'immaginazione e la costruzione di legami solidali. La struttura di potere auspicata è descritta come impersonale e asettica, lontana dai personalismi che frequentemente caratterizzano le strutture politiche tradizionali.

"Antistato" non si limita a trasmettere un messaggio; aspira a creare un dialogo interattivo con il pubblico, invitandolo ad interrogarsi su cosa significhi realmente appartenere a una comunità e quali siano le responsabilità che ne derivano. Concludendo il suo viaggio, l'autore promette di traghettare lo spettatore verso una nuova consapevolezza, ponendo le basi per un futuro in cui ogni individuo possa sentirsi parte attiva di una realtà che abbraccia l'umanità e la dignità condivisa.

ANTISTATO

TITOLO: ANTISTATO

AUTORE: GIORGIO VIALI

DATA: OTTOBRE 2022

Esercizi di Strategia Sociale Per una Sopravvivenza personale e familiare Dentro una Falsa ed Impropria Distopia

BOZZA DI MONOLOGO – Sceneggiatura Performance – MONOTEATRO

Houellebecq e Macchiavelli. L'Antigone di Sofocle. Toni Negri e Liliana Cavani. Indymedia e Macao. Lotta Continua e Bottega Veneta. La Battaglia di Algeri e Black Mirror. Del Porco non si butta Nulla. Direbbe Vitaliano Trevisan. Ripartire dalla semplicità. Non buttare quello che rimane della nostra cultura contadina popolare.

Era una buona idea. Ne sono certo. Ed è una buona idea. Lo è ancora. L'ho sempre pensato. Bisogna sempre trovare dei metodi e delle strade per arrivare indirettamente alle menti e ai cuori delle persone. Un attacco diretto, una dimostrazione diretta, una franca conversazione non ottengono risultati. O molto raramente. Bisogna sempre parlare al cuore e alle menti per incisi. Bisogna educare e motivare sempre impropriamente. Inserendo affermazioni e emozioni dentro altre parole. Bisogna sempre mescolare le carte. Creare situazioni. Confondere lo spettatore. Usare l'arma del dubbio. Deve dubitare. Essere vigile. Attento ad ogni segno di finzione ed ad ogni segno di realtà. Pronto a recepire indirettamente e far propria l'anima del nostro dire. E soprattutto deve essere convinto di saper leggere tra le righe. Deve essere convinto di saper andare al di là delle parole. Deve esser convinto di arrivare alla soluzione o ad un'interpretazione solo grazie alle sue capacità. Solo grazie alla sua formazione, alla sua furbizia, astuzia. Ogni spettatore è un Ulisse. Un essere ingegnoso e scaltro, signore e padrone del proprio destino. Capace con solo le sue forza e intelligenza di ingannare anche anche gli Dei se servisse. Deve costruirsi la sua strada. Consapevolmente. Vederla o intravvederla dove altri non vedono che confusione. E intraprenderla perchè consci che sia la strada giusta. O l'unica strada sensata.

E allora devo obbligatoriamente fare una premessa. Per evitare ogni possibile fraintendimento.

Questo è uno spettacolo. Voi siete qui per assistere ad uno spettacolo. Questo è semplice intrattenimento. Questo è un testo, un mologo teatrale. Nient'altro.

Perchè a qualcuno potrebbe venire il dubbio che questo spettacolo sia un metodo di propaganda. A qualcuno potrebbe venire in mente che questo “spettacolo” sia un modo per reclutare persone. Cuori e menti. Mani. Qualcuno potrebbe pensare che la strategia qui in atto preveda che un semplice spettacolo sia un pulpito da cui parlare per trovare seguaci. Per formare coscienze e arruolare combattenti. O forse più semplicemente un modo per farvi conoscere una realtà che non avete considerato? O per farvi prendere coscienza della necessità di agire? Deporre gli indugi e sporcarsi le mani?

Fatta questa dovuta premessa: Che lo spettacolo abbia inizio!

Primo obiettivo di qualsiasi spettacolo? Far in modo di coinvolgere lo spettatore. Lo spettatore deve perdersi dentro la storia che ascolta. Allontanarsi da tutto e tutti. Immedesimarsi nei personaggi. Completamente.

Amo la distopia. I racconti i film gli spettacoli ambientati in un futuro o un presente riconoscibile ma astratto e immaginato. Amo perdermi dentro questi universi più o meno complessi dove l'uomo è al centro di tutto. E tutto il resto è contorno. Accessorio. Per una storia d'amore o d'avventura. Per un viaggio.

Strategicamente dovendo pensare a degli scontri o semplicemente alla difesa la prima risorsa da individuare e il primo obiettivo da assicurare è quello di garantire delle cure efficaci e immediate ad eventuali feriti. Quindi nell'elenco di persone da “arruolare” ci sono per prima cosa medici, infermieri e luoghi e strumenti di cura. Prima di qualsiasi altra cosa. Prima anche di procurarsi delle armi. Strumenti di difesa e offesa. Partendo dal Veneto e dal Nordest l'obiettivo è assicurarci la collaborazione di un paio di medici per ogni provincia e di una decina di infermieri distribuiti nel territorio della provincia. Un paio di luoghi di cura operativi in ogni regione. Un paio di chirurghi e uno staff operativo per sala operatoria. Stabilito strategicamente questo primo obiettivo come fare per contattare medici e infermieri? Come spiegare loro la nostra associazione? La nostra missione? Il nostro compito? Il nostro scopo? “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza” Questo potrebbe essere un metodo d'approccio da sperimentare. Un metodo legato alla sensibilità (presunta) di Medici e Infermieri. Partire dai più poveri, dagli affamati e assetati, dagli orfani e dalle vedove cristianamente parlando. E dispiegare un'analisi della situazione attuale. Siamo alla vigilia di una rivolta sociale incontrollabile e incontrollata. Una polveriera sociale sta per esplodere. Lo Stato non sarà più in grado di garantire un benessere minimo ai suoi cittadini. E i cittadini dovranno ritirare il proprio mandato allo Stato per rivolgersi ad altre Forme Sociali che possano garantire la loro sopravvivenza. Per questo stiamo costruendo una Associazione di Persone, affidabili e rispettose, che possa, nel momento del bisogno, provvedere a garantire un benessere minimo. Se non dovesse funzionare questo approccio sentimentale e professionale si potrebbe optare per un approccio opportunistico semplice. Lo Stato sta per diventare incapace di assicurare ai propri cittadini qualsiasi minimo benessere. E' tempo di costituire un gruppo di persone che possano operare per provvedere a se' stesse e alle proprie famiglie un qualche benessere, nel caso in cui lo Stato appunto non sia più in grado di farlo. Le persone che cerchiamo sono persone affidabili e serie. Che sappiano condividere pensieri e azioni. Nella costruzione di una forma sociale alternativa o supplente allo Stato è fondamentale avere una struttura di cura disponibile per i nostri associati. Voi come operatori della salute siete i primi a cui ci rivolgiamo nel costruire il nostro progetto. Perchè la prima cosa che dobbiamo poter garantire è un'assistenza minima infermieristica e medica. La salute. Siamo alla ricerca di un paio di medici per ogni provincia. Una decina di infermieri per ogni provincia. Un paio di strutture di cura debitamente attrezzate. Anche una struttura per interventi di chirurgia. Voi siete i primi a cui ci rivolgiamo. Siete le risorse che stiamo cercando per prime. Siete anche un test per verificare se il nostro progetto ha un senso e può avere un seguito. Se non riusciremo a individuare queste risorse vuol dire che il nostro progetto non ha le basi per partire. O magari semplicemente non è ancora il momento per proporlo. Perchè le persone non si muovono fin che la situazione non è diventata estrema. Una polveriera sociale sta per esplodere in Europa. La Germania, probabilmente e inaspettatamente, sarà il primo Stato europeo a implodere. Se non la Germania qualche Stato del Nord. Questo è il Segno che arriverà. Ma molti in Italia aspetteranno ancora. Continueranno a pensare di essere al sicuro. In riva al mare. Al caldo. E se lo Stato dovesse fallire la Chiesa ci proteggerà anche questa volta. Siamo sotto il suo Manto protettivo. Una specie di preservativo sociale gigantesco. La Chiesa ci proteggerà, ci accudirà, ci sfamerà. E se avremo bisogno sapremo a che rivolgerci. Le porte delle Chiese saranno sempre aperte per i bisognosi, gli affamati, i derelitti, i disperati. Come è sempre stato. Come sarà sempre. Una mano sarà sempre pronta ad accoglierci e a soccorrerci. A sfamarci e a curarci. A darci speranza. A infondere luce nella nostra anima. “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza”

Ci sono infermieri in sala? Medici? Chirughi? No. Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

La seconda Risorsa da assicurarci in vista di una situazione catastrofica e apocalittica è il Cibo e quindi chi produce il Cibo ovvero i Contadini. Persone che abbiano a disposizione terre coltivabili che sappiano coltivare e assicurare Cibo agli associati. Quindi la nostra campagna di “arruolamento” si estende in secondo luogo ai Contadini. Ma i Contadini di certo non sono arruolabili tramite una mail o un DM su Instagram. I contadini debbono e possono essere contattati e associati solo direttamente con un contatto e un approccio fisico. I contadini vanno contatti direttamente e di persona. Quindi in questo caso, per ottenere questo risultato, dobbiamo fare un passo indietro e provvedere ad arruolare una serie di persone che siano bravi comunicatori, persone dirette e credibili, venditori e predicatori, santi o puttanieri. Puttane e belle ragazze in alternativa. Alternativa da non trascurare. Per raggiungere l'obiettivo di assicurarci del Cibo. E quindi di assicurarci chi lo produce ovvero i contadini. Dobbiamo indirettamente arruolare una gruppo di persone in grado di ottenere questo obiettivo. L'obiettivo è quello che vogliamo portare a casa. Garantire del Cibo a noi e ai nostri associati. Per ottenerlo dobbiamo agire indirettamente. Arruolando una banda di imbonitori uomini, abili con le parole. Ma non persone finte. I contadini non sono stupidi. Persone sincere, profondamente umane, sensibili, dirette e corrette. E un gruppo di donne, preferibilmente giovani, molto belle. E già qui siamo nell'ambito motivazionale. Come motivare una serie di donne a contattare maschi rozzi e animaleschi, incidentalmente contadini? Le nostre risorse, i due gruppi, dovranno agire contattando direttamente e personalmente i contadini. Partendo da contadini che hanno una propria e completa indipendenza nella lavorazione dei campi. Il loro compito sarà quindi quello di far visita personalmente ai contadini, spiegare loro personalmente lo scopo della nostra associazione e ottenere da loro una convinta adesione al progetto. In cambio del Cibo che forniremo a loro, come agli altri associati, sarà garantita un'assistenza sanitaria e una assistenza totale nel momento del bisogno. L'associazione si prenderà cura di loro in qualsiasi momento. E lo farà nel modo più completo e assoluto. Questo gruppo di uomini predicatori e donne generose. Dovranno e potranno essere arruolati in molteplici modi. Il gruppo di uomini predicatori potrà essere contattato direttamente sui social media. Stessa cosa per il gruppo di donne, aspiranti modelle o modelle, fotogeniche. Mescolando vantaggi e occasione di predicazione. E vantaggi e attività ludica e di ostentazione.

Ci sono contadini in sala? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Quali altre risorse dobbiamo poi asicurarci? Servono alla nostra Associazione delle persone esperte, tecnici, informatici, fisici, che sappiano garantirci canali e mezzi di comunicazione efficaci e affidabili, mezzi di trasporto efficaci, mezzi e strumenti anche di semplice riparazione e manutenzione. Giusto per non ritrovarci ad usare i colombi viaggiatori o i pony espress. Giusto per non dover buttare mezzi e strumenti solo perchè non sappiamo ripararli. Garantire alla nostra Associazione, in caso di black out, parziale o totale, deciso dallo Stato o incidentale, strumenti di comunicazione efficaci e affidabili. Strumenti di trasporto essenziali. Strumenti di assistenza tecnica di base. Certa e affidabile.

Ci sono tecnici in sala? Persone specializzate ed esperte? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Se non siete infermieri, medici, chirurghi o contadini o motivatori, persone che vedono l'assoluto o tecnici specializzati siete gregge. Plebaglia. Persone sacrificabili. Spendibili. Inutili. Di voi ci occuperemo per ultimi. Voi siete gli ultimi. Quelli che hanno tutto da perdere. E nulla da offrire. Se siete in questa situazione la vostra attenzione il vostro stare all'erta dovrebbe essere ancora più attivo.

Il quarto obiettivo da perseguire non è un obiettivo primario. Ma è importante e sarà importante per il dopo. E' quello di assicurare strutture e metodi educativi alle famiglie con figli.

Dopo la caduta e l'incapacità completa dello stato di garantire qualsiasi bene o servizio le famiglie con figli avranno bisogno di poter assicurare una educazione e formazione adeguata ai loro figli. Una famiglia si deve occupare dei figli. E per una famiglia assicurare una adeguata formazione alla prole non è una necessità ma un dovere morale assoluto e primario. Come e chi dovrà essere arruolato per provvedere alla formazione dei nostri figli? Del nostro futuro? Che cosa e come dovremmo insegnare ai nostri figli? Bella e non scontata domanda. Di certo non ci rivolgeremo agli insegnanti tradizionali. Ai professori liceali saccenti. O agli emeriti professori universitari.

Ci sono insegnati in sala? Professori delle superiori o dell'università? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Tutto nasce dalla paura. E la paura contempla la speranza. La paura che l'ordine costituito possa essere spazzato via improvvisamente da qualche tempesta sociale o dall'eccesso di potere che lo stato attuale gestisce. Tutto nasce dalla paura di ritrovarci soli. Senza uno stato. Senza un qualsiasi ordine. Senza mezzi per vivere. Senza giustizia. O umanità. Dalla paura di non aver nessuno su cui fare affidamento. Nessuno di cui tu ti possa fidare. E la speranza che l'essere umano sappia costruire qualcosa di più bello e migliore di quello che abbiamo. Alla bellezza non c'è mai fine.

L'idea è, per l'appunto, semplice. Creare un gruppo di persone a cui potersi affidare e poter contare nel momento del bisogno Un gruppo da cui aspettarsi aiuto e a cui esser pronti a prestare la propria opera e le proprie competenze o dedizione. Un dare e ricevere che è da sempre alla base di qualsiasi contratto sociale.

L'idea è di pensare adesso a questo stato o comunità. Prima dell'inevitabile. Prima della fine.

Non ci avete mai pensato? Nemmeno una volta? Non avete provato a chiedervi cosa fareste? Cosa sarebbe megio per voi fare? Non avete mai provato ad immaginare di dover progettare e pensare ad una strategia che possa assicurarvi un benessere minimo. Voi cosa fareste? Come vi muovereste? Con chi ne parlereste? Avete qualcuno su cui potete contare in caso di necessità? Di chi potrete fidarvi in caso di bisogno? Siete soli o pensate di avere una rete di sicurezza e di sostegno? Chi vorreste in un vostro gruppo?

Abbiamo scelto un Nome non corretto per questa nostra operazione. Antistato. L'abbiamo scelto per la sua semplicità. E' un nome facile da ricordare e facile da gestire. Non abbiamo intenzione di creare uno Stato che si opponga in questo momento allo Stato attuale. Ma un'embrione di Comunità e di Stato pronto ad operare se arrivasse la fine sociale dell'ordine attuale. Nessuna scelta di combattere lo Stato attuale o di operare in qualsiavoglia modo per accelerare o determinare la fine dello Stato e dell'Ordine attuale. Solo un Sogno per sedare la Paura di un Futuro incerto e buio. E insieme un esercizio teorico di strategia e di costruzione sociale per evadere da una inconsitenza politica e da un astensionismo mediatico.

Possa il Cielo aiutarci in questo Cammino periglioso. Alla ricerca di noi stessi e degli altri.

E' sempre stato difficile per la Sinistra pensare e realizzare modelli e gruppi operativi per immaginare il Potere. Ci si è sempre scontrati con delle difficolta insormontabili. Semplice invece è sempre stato per la destra realizzare e rendere operativo un modello concreto di conquista e di gestione del Potere. La Destra non ha problemi. Qualsiasi ordinamento gerarchico e semplicemente autoritario o anche semplicemente funzionale può dare buoni risultati ed essere implementato. Certo i dettagli poi possono fare la differenza. Ma di certo la Destra non ha mai avuto problemi a scegliere un qualche modello operativo. La Sinistra non ha mai accettato neanche teoricamente un qualche modello gerarchico o funzionale. O forse per l'esattezza la Sinistra ha sempre avuto dei problemi a gestire la “selezione” di una qualche gerarchia. E non è un problema da poco questa difficoltà ontologica e teorica della Sinistra. Quando poi la Sinistra è obbligata a resistere allora e solo allora sembra trovare l'accondiscendenza di scendere a dei compromessi. Per salvaguardare la propria libertà o dignità. Pensiamo alle resistenze e al loro bisogno di rendersi operative e quindi di cedere a una organizzazione e ad un sistema. O alla struttura operativa e decisionale delle Brigate Rosse. La Sinistra ha sempre avuto bisogno di una persona carismatica che non gestiva le folle, ma guidava e educava le folle. E questa necessità di avere un Messia o un Marx è sempre stata limitata dalla disponibilità concreta di avere una figura del genere a disposizione. Questa premessa per capire che non è facile, ma è indispensabile, affrontare questo ambito per pensare ad una Comunità o Associazione d'emergenza che abbia delle connotazioni sociali e di eguaglianza. Serve obbligatoriamente un leader scelto e mandato dall'alto dei cieli? O è possibile pensare una struttura che non mortifichi la dignità umana e l'identità e l'immaginazione umana?

Altro aspetto da valutare e considerare con attenzione è l'aspetto impersonale del Potere e dell'Amministrazione che dobbiamo poter garantire. Non ci devono essere personalismi nei meccanismi del potere e dell'amministrazione. Vogliamo, come cittadini, degli strumenti e un potere asettico e impersonale. Non vogliamo e non siamo abituati a gestire dei rapporti di potere che siano personali. Non vogliamo doverci rivolgere ad un singolo per delle richieste o delle lamentele o delle proposte. Il potere e l'amministrazione devon essere impersonali e asettici. Come ottenere questo risultato? Anche questa è una sfida importante. E da affrontare con maturità e consapevolezza. Nel strutturare, pensare e immaginare un Potere alternativo a misura d'uomo.

Allo spettatore comunque non possiamo chiedere di trovare soluzioni concrete. Non possiamo rivolgere domande operative. Lo spettatore ha diritto di coltivare il proprio sogno, la propria sospensione. Il proprio stato di sognatore in balia del narratore. Solo ma sicuro. In buone mani. Che lo porteranno a riva sano e salvo una volta finito il viaggio. Non possiamo tradire questa tradizione e regola. Avrà tempo poi per riflettere ed elaborare quanto ha visto. Adesso traghettiamolo sano e salvo a riva.

TITOLO: ANTISTATO

AUTORE: GIORGIO VIALI

DATA: OTTOBRE 2022

Esercizi di Strategia Sociale Per una Sopravvivenza personale e familiare Dentro una Falsa ed Impropria Distopia