RECENSIONE

CROLLI VITALI

Recensione di "Crolli Vitali": Un Omaggio a Vitaliano Trevisan

"Crolli Vitali", la nuova pièce teatrale, si presenta come un tributo profondo e complesso al lavoro di Vitaliano Trevisan, scrittore e drammaturgo di grande rilevanza nel panorama teatrale italiano. L'opera, scritta e diretta dalla protagonista stessa, attraversa il mondo esistenziale di un’autrice in crisi, riflettendo sulla solitudine, sull'incomunicabilità e su quanto sia difficile non solo parlare, ma anche ascoltare.

La scena si svolge in un appartamento popolare, le cui pareti bianche e i mobili consumati raccontano una vita di stenti e malinconia. La scelta di uno spazio spoglia e quasi asettico contribuisce a creare un’ambientazione che amplifica il tema della solitudine, facendoci sentire il peso della presenza assente di un autore scomparso, rappresentato dai personaggi in scena.

La protagonista, interpretata con intensità da una bravissima attrice, si oppone alla solitudine, dichiarando in apertura il suo rifiuto di mettere in scena un monologo. Questa affermazione diventa il fulcro del discorso, dove l’assenza dell’Autore, la cui vita e opere sono sapientemente tessute nel dialogo, diventa una presenza ingombrante e necessaria. L’Autore, mai nominato ma sempre percepito, è il filo conduttore di una narrazione che esplora il confine tra vita reale e arte.

Il personaggio di Cecchin, il badante, rappresenta la figura del "servitore", ma anche quella di chi sta in silenzio, assistere senza intervenire. La sua figura, militarmente austera, diventa una sorta di custode delle parole e dei pensieri della protagonista, costretta a confrontarsi con il suo passato e i propri demoni. La sua solo apparente invisibilità, segna l’essenza di un dramma umano profondo, dove il contatto umano è ridotto a gesti quotidiani e assistenziali.

A completare il cast ci sono due personaggi, l’attore e l’attrice, che si muovono in un’alternanza tra il grottesco e il tragico. L’Attore veste i panni di Arlecchino, simbolo di un comico al servizio dei potenti, ma anche di chi cerca disperatamente il riconoscimento e il senso di appartenenza. La Coinquilina, invece, offre una voce femminile che rappresenta le fragilità e le ambizioni di chi vive nell’ombra di persone più potere; una ricerca di spazi e visibilità, che si scontra con la formula convenzionale dell’arte, suggerendo un disperato bisogno di autenticità.

Il testo, denso di riflessioni e di frasi incisive, si snoda come una spirale che progressivamente ci avvolge, facendoci assaporare i colori delle parole e delle esperienze vissute. Il coniugare il ricordo dell’Autore a momenti drammatici e comici, mentre la protagonista ripercorre la propria vita e la propria carriera, offre un mosaico di emozioni che culmina in un’esperienza catartica.

"Crolli Vitali" non è solo un omaggio a Trevisan, ma una profonda ricerca di significati. Ogni personaggio sembra incarnare una parte dell’immenso patrimonio di riflessioni lasciato dall’autore, spingendo il pubblico a interrogarsi sulla propria esistenza e sul proprio rapporto con l’arte. La struttura della pièce, pur dando voce a diversi punti di vista, mantiene una coerenza tematica che arricchisce l’analisi dei rapporti umani e della comunicazione.

In conclusione, "Crolli Vitali" è un'opera che riesce a emozionare e a far riflettere. L’interazione tra drammaticità e comicità, tra il presente e il ricordo, fa di questo spettacolo un'esperienza teatrale memorabile, che merita di essere vista e apprezzata. Attraverso la figura dell’Autore, il lavoro ci invita a riconoscere la bellezza e la complessità delle parole, lasciandoci con la sensazione che anche nel crollo, vi sia sempre spazio per una rinascita.

CROLLI VITALI - 2024

GIORGIO VIALI

VITALIANO TREVISAN

CONTATTI: GIORGIOVIALI@GMAIL.COM

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GIORGIO VIALI - AUTORE, SCENEGGIATORE, FOTOGRAFO, FILMMAKER - SCENEGGIATURA, DRAMMATURGIA, DRAMMATURGO - TESTI IBRIDI, IBRIDAZIONI, INTELLIGENZA ARTIFICIALE - CINEMA, TEATRO, SOCIAL MEDIA - STREAMER, PERFORMANCE, PERFORMER.

RECENSIONE

Recensione di "CROLLI VITALI" Chi scrive è una giovane scrittrice e drammaturga, e mi trovo oggi a dover esprimere il mio profondo e sincero disappunto per "CROLLI VITALI", uno spettacolo che non riesce neppure lontanamente a rendere omaggio alla complessità e alla potenza poetica di Vitaliano Trevisan. Anzi, potrebbe definirsi un affronto alla sua memoria.

Innanzitutto, la trama, se così possiamo definirla, è tanto confusa quanto insipida. La protagonista, impersonata da un’attrice che sembra più un manichino privo di emozioni, si dibatte in un monologo interminabile di introspezione maldestra. A cosa serve, ci si deve chiedere, la sua volontà di esprimere la solitudine attraverso un balletto di battute vuote e ripetitive che non conducono a nulla? Un tentativo maldestro di esplorare il significato di essere “civile” e “sola” che finisce per risultare patetica copia dei temi ben più articolati e profondi di Trevisan.

I personaggi, appaiono privi di spessore, caricature stereotipate piuttosto che individui complessi. Cecchin, il badante, è un servitore in camice bianco che sembra uscito da una commedia dell'assurdo, senza però alcun guizzo di originalità o ironia. La sua presenza in scena ha il solo effetto di suscitare indifferenza, se non addirittura noia. E quanto all’Attore e all’Attrice, entrambi rappresentano l'idea che il Teatro possa essere un luogo di banalità e superficialità, incapaci di rievocare gli spettri di dolore e speranza che caratterizzano le opere di Trevisan.

Ritrovarsi di fronte a un divano bianco e spoglio come unica scenografia è deprimente, e non invita affatto alla riflessione; anzi, suggerisce una totale assenza di cura e attenzione nel rendere visivamente poetica l’esperienza teatrale. Il pubblico è accolto in un ambiente che si discosta così tanto dal calore, dalla densità emozionale e dalla ricchezza visiva che ci si aspetterebbe da una narrazione che aspira a nadare in acque così profonde. Invece, si presenta come un appartamento sterile, in cui si svolge un dialogo che manca di battiti vitali, rendendo la solitudine non solo concettuale, ma concreta.

Le lunghe sequenze di dialogo che si alternano a momenti di silenzio ingarbugliano ulteriormente una narrativa già debole. Si sente l’impossibilità di uscire da un labirinto di parole, tutte ridondanti, che non custodiscono alcuna rivelazione. L’assenza di conflitto, la mancanza di un momento di svolta, di un colpo di scena, fa sì che lo spettatore si perda in una spirale di desolazione e indifferenza.

La pièce non riesce a comunicare un messaggio chiaro, né a evocare l'ilarità o la profondità emotiva che dovrebbero caratterizzare un’opera teatrale incisiva. La tradizione di Trevisan, che gioca splendidamente con il linguaggio e i suoi paradossi, viene tradita gravemente. "Crolli Vitali" non è una riflessione sulla condizione umana; è piuttosto una lamentazione sgangherata che fa presagire un’inaudita difficoltà di affrontare il materialismo della vita nel nostro tempo.

Non c'è dubbi: "Crolli Vitali" è un fallimento su tutti i fronti e non rappresenta in alcun modo l'eredità dell'Autore scomparso. Speravo in un'opera che stimolasse una riflessione profonda, invece mi sono ritrovata nel bel mezzo di un eterno e fatuo dibattito che finisce per non esplorare nulla di significativo. È un'opera che - spero - possa servire come monito per il futuro del teatro contemporaneo, affinché la poesia e l’umanità non vengano mai più dimenticate nel tentativo di rifarsi ad una tradizione che, come Trevisan insegnava, dovrebbe rimanere viva e vibrante, e non ridotta a pallide imitazioni.

CROLLI VITALI

GIORGIO VIALI

VITALIANO TREVISAN

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CROLLI VITALI

TITOLO: CROLLI VITALI

PIECE TEATRALE

SOTTOTITOLO: EPIGRAFE INVOLONTARIA

AUTORE: GIORGIO VIALI

STESURA BOZZA: FEBBRAIO 2023

OMAGGIO A VITALIANO TREVISAN

Personaggi: Liliana (Protagonista) Cecchin (Servitore) Un Attore (Visitatore) Una Attrice (Coinquilina)

Stanza di un Appartamento popolare Pareti bianche. Spoglie. Un Divano bianco a due posti consumato Una Poltrona Singola bianca Un Vaso di Fiori (tulipani bianchi) sfioriti

Protagonista: Non voglio scrivere un monologo. O un soliloquio. O mettere in scena un lavoro monoteatrale. Siamo già così soli al mondo che costringerci ad esserlo anche a Teatro o al Cinema mi pare una condanna insopportabile e ingiusta. Ma certo come recita il proverbio meglio soli che male accompagnati. Certo. Meglio Vivi che Morti. Non sempre. Non è sempre vero. Non voglio essere sola. Non voglio sentirmi sola. Non voglio attori e attrici in scena da soli. Che si sentono soli. Che parlano da soli. Che immaginano da soli. Che straparlano da soli. Non li voglio soli. Non voglio che gli altri li vedano soli. Siamo già tremendamente soli abbastanza. Non che mettere in scena più personaggi assicuri minore solitudine. Come, d'altra parte, mettere in scena un attore o attrice da solo o sola non implica necessariamente la loro solitudine. E non voglio che le Parole si sentano sole.

Abbandonata al momento l'idea di realizzare un Documentario di Interviste, provo a considerare il senso di tradire l'autore con più forza e determinazione. Provare a renderlo definitivamente personaggio e a metterlo in scena. Ma il primo nodo da affrontare, che mi si pone, in questo caso, si tratti di una performance, di uno spettacolo teatrale, di un film o solo di una visione terapeutica, è quello di nominare questo Scrittore, Attore, Sceneggiatore. Di dargli un Nome. Per tradirlo meglio. Per renderlo assente e quindi ancora più presente e definitivo. L'Autore che non ha ancora un Nome ha tradito più volte altri Autori. Ha rubato con tenacia e recidiva più e più volte. Con compiacimento a volte. A volte come tutti inconsapevolmente. A volte con violenza o per sfida. E' diventato dipendente anche da alcuni di loro per qualche tempo. Ed è l'unica dipendenza che ha sviluppato nella sua vita. Considerato che non è diventato dipendente dalla droga e non è diventato o meglio non ha voluto diventare dipendente dal successo. L'Autore, ricordiamolo, ha scritto una piece teatrale su un Uomo politico. E una su un Architetto famoso. Dalle piece si desume chiaramente chi sia l'Uomo politico e l'Architetto ma l'Autore non usa mai il loro Nome.

Autore. Lo chiamerò: Autore Sì potrei. Sì mi piace. Al momento mi pare possa essere una soluzione per tradirlo e sconfessarlo nel migliore dei modi. E Autore sia. Per il momento.

Non posso poi non inserire il Personaggio di Cecchin. Cecchin come sa bene chi conosce l'Autore è un Servitore. Il Servitore. Una Maschera. Cecchin veste in modo militare. Con pantaloni da lavoro non nuovi, usati e di vecchio taglio, con tasche e tasconi sia sui pantaloni sia sulla giacca. Di poche parole. In tasca ha un coltello. Mangia in modo ascetico. Perlopiù banane e latte. Socratico. Il suo compito è quello di far nascere negli altri pensieri e riflessioni. O di permettere a questi pensieri e riflessioni di diventare parole. Oppure il compito di stare vicino a qualcuno o qualcuna. Semplice vicinanza o convivenza asettica. Ma fisica. Cecchin sarà in scena con il protagonista o la protagonista.

Entra in scena Cecchin. Così come descritto.

Protagonista: Cecchin, per cortesia, prepari lo zaino con lo stretto indispensabile?

Cecchin: Certo

Protagonista: Ed il protagonista? Chi può essere? Non ho via di scampo. La protagonista di questa performance non posso che essere io. Se voglio seguire le tracce dell'Autore non posso tirarmi indietro. Nascondermi. Devo entrare in scena personalmente. Io. Non posso che essere io la protagonista di questa piece teatrale. L'Autore è Maschio. Io sono Femmina. Per quanto questo voglia dire. Si vedrà. Nella performance non posso che essere quello che sono. Non posso non portare in scena me stessa. Vivo. Scrivo. Dirigo. A volte Riprendo. A volte mi si chiede di scegliere un Punto di Vista.

Non posso e non voglio chiamarlo Maestro. Non posso e non voglio. Non c'è un legame emotivo. Non voglio che ci sia. Ma Maestro sarebbe un bel modo per metterlo ancora di più in scena. Il Maestro. Il mio Maestro. Quanti Maestri ho avuto nella mia vita? Quanti Maestri abbiamo tutti noi seppellito, dopo averli affrontati spesso con un corpo a corpo? E questo Maestro pretende ed esige più di altri un corpo a corpo definitivo. Ne ho ancora le forze? Ha ancora un senso un altro corpo a corpo? Per il momento teniamo Autore. Autore o Maestro, in ogni caso un Male Necessario.

Campanello

Protagonista: Cecchin per cortesia vada a vedere.

Cecchin esce di scena Rientrano l'Attore e Cecchin. L'Attore è vestito da Arlecchino. Cecchin ritorna a sistemare lo zaino.

Attore: Sono contento d'averti trovata. Non ti ho svegliata? Non stavi dormendo?

Protagonista: No. Dormo poco alla mattina.

Attore: Sono in scena in questo periodo. Arlecchino come vedi. Per tutto Carnevale. Dopo Carnevale dovrò interpretare Creonte.

Ho bisogno di te. Ho bisogno di qualche indicazione.

Musica che arriva da fuori scena. Se perdo te di Patty Pravo. Entra in scena l'Attrice coinquilina. Sta ascoltando la canzone sul cellulare. Mette in pausa la canzone.

Attrice: C'è qualcosa di commestibile in casa? O al solito non c'è niente? Hai dormito? Com'è andata la notte?

Rivolta a Cecchin: Buongiorno Cecchin Ha chiesto lo Zaino anche oggi?

Cecchin: Rivolta all'Attrice: Sì. Lo sto preparando. Ha dormito come sempre. Le solito quattro ore scarse. Non c'è niente da mangiare in casa. Come al solito.

Attrice esce di scena e rientra in scena con una tazzina con un infuso. Si siede accanto alla Protagonista. Sorseggia il suo Infuso. Fa partire di nuovo Se Perdo te. Solo l'inizio della canzone. Poi passa ad ascoltare l'inizio di Ragazzo Triste e l'inizio di La Bambola.

Attrice: Cecchin, per cortesia, chieda all'ospite se sta giocando ancora con le maschere?

Attore: Cecchin, per cortesia, chieda all'Attrice qui presente come ha fatto a passare dal Teatro sperimentale a Instagram Tiktok e OnlyFans?

Protagonista: Basta così! Sul Set o a Teatro faccio quello che mi dicono di fare. E sempre il meno possibile.

Cecchin esce di scena e rientra con un piano da stiro e un ferro da stiro. Inizia a stirare alcuni capi della Protagonista.

Attore si alza in piedi. Un foglio in mano.

Attore: Rivolto alla Protagonista: Ascolta. In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello...

Senti Non funziona Non ha un senso Non riesco a dargli un senso Non ha una sua forza O forse non è questione di Forza

L'Attore si siede

Protagonista: Ecco adesso dovrei cercare di ricordare le compagnie aeree con cui ho volato nella mia vita. Chiedere a Cecchin di ricordarmi con che compagnia ho volato quella volta che sono andata in Turchia? Oppure potrei elencare i Lavori che ho fatto. In omaggio all'Autore. Primo Lavoro? Ho lavorato in Conceria un paio di estati durante gli anni del Liceo. Solo che sono stato io a chiedere a mio padre di trovarmi un lavoro per l'estate. E non avevo una bicicletta da comprare. E di certo, anche avessi avuto una bicicletta da donna, mi sarebbe andata più che bene. Primo Lavoro vero e proprio? In una Cooperativa di disabili psichici. Di Matti. Non ho, al momento, sperimentato, come l'Autore, un Ricovero. Ma ci ho lavorato con i Matti. Poi. A caso. Ho lavorato come Grafica in una azienda Meccanica. Ho insegnato in un doposcuola di bambini extracomunitari. Ho lavorato come Portiere di notte in un Hotel di Vicenza. L'Hotel dove ha soggiornato la troupe di Matteo Garrone durante le riprese di Primo Amore. Dove ho incontrato il mio prima suicida. Un cliente impiccato in una stanza d'Hotel. Che ho trovato io. Una notte di molti anni fa. Ho scritto per una Rivista e collaborato per la Radio svizzera. Ho fatto la Rilevatrice per l'Istat per diversi anni e ho percorso e viaggiato per un territorio diffuso che ho conosciuto a fondo. All'aperto per giorni e giorni. Per lo più a piedi o in bicicletta. Ho lavorato come Informatica. Vari lavori occasionali per alcuni Comuni. Come raccogliere domande e formalizzare pratiche per l'assegnazione delle Case Popolari. Ho fatto la Fame. Per alcuni periodi della mia vita mi sono ritrovata completamente povera. Senza lavoro. Senza pane quotidiano. Una volta finite le riserve, quando non sarò più in grado di pagare le bollette, quanto resisterò in casa dopo che mi avranno tagliato luce, acqua e gas? Poi ho ripreso a fare la Portiere di notte. Una Stagione estiva al mare, Una stagione estiva in Montagna. Ho fatto la Fotografa in un villaggio turistico a Jesolo. Ho lavorato e lavoro nella Sicurezza. Per aziende private. Ho passato e passo notti e notti a guardare Monitor. A scandagliare Schermi di decine di telecamere di VideoSorveglianza. Dimenticavo. Ho fatto il Lavapiatti. In un paio di Ristoranti. La Cucina è l'ambiente più brutto e fascista che ho mai sperimentato. Il luogo in cui mi sono confrontata con il Potere assoluto del Monarca/Cuoco. In Cucina il Potere dello Chef è Assoluto. L’altra sera ero in un autogrill e pensavo che per un periodo potrei fare la barista di Autogrill. Un lavoro di quel tipo, senza grandi responsabilità.

Cecchin: Ricorderei anche che Lei è stata in Carcere. Tra le altre cose.

Protagonista: Non è un Lavoro Cecchin.

Cecchin: La macchina fotografica lo porta via? La metto nello Zaino?

Protagonista: Il Mondo delle immagini da anni è saturo. Il Mondo delle Parole è ancora vitale. Anche il Mondo del Cinema è in affanno. Mentre il Teatro sembra ancora voler sopravvivere. Dopo esser stato dato per morto per l'ennesima volta. Mi piace rubare. Impunemente. Sì Cecchin metta le batterie a caricare e poi metta batterie e macchina fotografica nello zaino. Grazie.

Protagonista: Inseguo l'Autore ormai da un anno. Da quando si è tolto la vita. Scrivendo una pagina scontata e prevedibile nella sua esistenza. Ma essere prevedibile non è in alcun modo un difetto. Forse più che prevedibile l'Autore ha dimostrato di essere coerente. Mi disturba innanzitutto non sapere e non conoscere i dettagli del Suicidio. L'Autore aveva iniziato anni fa una ricerca e una catalogazione dei Suicidi avvenuti in Veneto. Ricerca che aveva poi dovuto abbandonare per mancanza di dati. Dati che anche nel suo caso non abbiamo. Per una qualche sorta di pudore immotivata e morale. Come si è suicidato? Con dei farmaci? Degli psicofarmaci? E' stata una scelta consapevole? Il suicidio è stato lucido o un accadimento per accumulo momentaneo di desolazione? Vorrei sapere. In modo semplice e chiaro. Lo seguo come un fantasma. Anche se ormai è morto. Ho una predilezione per Compiti che vanno eseguiti e che nessuno si prende la briga di eseguire. Ho una predilezione per occupare solo spazi privati, sociali e politici, che nessun altro occupa e che rimangono vuoti. E dovrebbero invece essere riempiti.

Protagonista: La parte perfetta per l'Autore. Che non c'è più. So bene cosa direbbe l'Autore a questo Attore. Di fare un Viaggio. Non una vacanza. Un Viaggio. Di imparare a camminare. Non a passeggiare. A camminare. A camminare in viaggio. Magari in Nigeria. A novembre io vado in Africa. Lì mi trovo bene, ho degli amici: sono pragmatici, essenziali. Lì hanno problemi seri, non c’è tempo per masturbazioni mentali. Prima di accostarsi a parole come quelle di Creonte. Di fare esperienza dei Cannibali. Ma un Viaggio non ci può essere ordinato o consigliato.

Proviamo a partire dalle Parole. Il Viaggio, poi, in caso, arriverà.

Protagonista: Rivolta all'Attore Tutto inizia dalle parole. Dalla constatazione e dalla consapevolezza che le parole hanno una propria dignità. Non devono essere tradite, non devono essere sfruttate, non devono essere travisate, non devono essere evocate senza motivo, non devono essere maltrattate, non devono essere comprate e vendute, non devono essere usate, devono essere scritte o pronunciate con attenzione, con cura e rispetto. Devono essere lette con attenzione, cura e rispetto. Per uno scrittore il rispetto per se stesso , per gli altri, per una comunità, passa per il rispetto che lui per primo ha per i suoi strumenti di lavoro: le parole. Lo stesso per un Attore o un'Attrice. Le parole sanno ricambiare. Le parole possono tradire, abbandonare, sconvolgere, violare quando non rispettate. Le parole sanno risplendere e illuminare. Sanno consolare e abbracciare. Sanno accudire e riscaldare. Sanno starci vicino e prenderci per mano. Mostrarci la via. Indicarci il Bene. Aprirci la Mente e il Cuore. Quest'ultima parte decisamente non sarebbe piaciuta all'Autore. No. Decisamente no.

All'Attore: Riprova Libera la tua mente da qualsiasi pensiero Concentrati sulle singole parole che stai leggendo Dai attenzione e cura ad ogni singola parola Trova un ritmo e un tempo Non preoccuparti del Personaggio Ci sono le Parole. Le Parole bastano In piedi Posizione ferma e immobile Se ti è utile stringi una mano a pugno

Attore si alza in piedi. Fa vedere che stringe una mano a pugno. Posizione ferma e sicura. Legge:

In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello che, tornato dall'esilio, bruciare volle la patria e degli dèi gli altari, si dissetò con il fraterno sangue e in schiavitù cercò di assoggettarci, contro di lui il bando è proclamato: che nessuno di lui pianga la morte né onori il corpo, insepolto dovrà restare, preda di uccelli e di cani. Così ragiono. Mai avverrà che i probi ricevan onori dai giusti.

Bene. Meglio. Non ancora perfetto. Si siede e rimugina per conto suo.

Attrice: Come sta andando il tuo Corpo a Corpo? Il tuo Breakdown si avvicina? E' invitabile. Lo sai? Questi appunti cosa sono?

Attrice prende un foglio e legge:

Poi c’è F, 19 anni, biondo, occhi azzurri, frangia sugli occhi, rapper maledetto che ha tentato il suicidio, e ora è dentro per uso di sostanze stupefacenti e alcol, con cui lego, chiacchiero di musica, e mi metto d’accordo per una session post prigionia. E G., 23 anni, anche lei bionda, pelle bianchissima, alta, slanciata, bellissime mani che tremano, e bellissimo viso dell’est dagli zigomi alti, tipico di questi luoghi, fresca di tre giorni di rianimazione dopo un tentato suicidio.

Prende un altro foglio e legge: La cosa che resta da dire è che i ricoverati, tutti i ricoverati, a prescindere da sesso e religione, hanno in comune una cosa: sono tutti, ripeto tutti italiani, di classe proletaria e sottoproletaria. E sono bianchi. Perché c’è poco da fare o da dire: è il proletariato e il sottoproletariato italiano bianco, oggi, a rappresentare la classe sociale meno protetta di tutte, la meno vista di tutte. Agli italiani bianchi di classe sociale inferiore, l’assistenza sociale di stato può espropriare i bambini, mentre la psichiatria di stato, dal canto suo, può internare a colpi di Aso e Tso, e trattare ogni cosa a forza di psicofarmaci.

Ma come fai ad occuparti di questo Maiale? Proprio non lo capisco. Cosa ti affascina? O cosa ti spaventa? Qual'è il punto? Hai qualcosa in comune con questo Misogino, Violento, Fascista. Labile. Introverso. Asociale. Stronzo. Puttaniere. Una Bestia fuori tempo e fuori luogo. Fuori di testa. Venale. Scriveva sempre e solo se veniva pagato. Ha sfruttato anche il suo ricovero in Psichiatria per farsi pagare. Racconterà questa esperienza drammatica in un libro o in un testo teatrale? Pensavo a un articolo, se ben pagato. Sono passate un paio di settimane. Lo shock è riassorbito. Sto scrivendo un reportage, come fossi stato non un paziente, ma un inviato speciale in incognito. Inviato speciale? L'hanno lasciato andare. Dovevano tenerlo rinchiuso. Buttare la chiave. Tra l'altro sarebbe ancora vivo. La sua è una scrittura sintetica. Nel doppio senso di scrittura definita da psicofarmaci e nel senso di scrittura che non ha niente di umano. Spacciatore e Tossico. E' solo un caso che non sia morto per droga o che non sia diventato un assassino o un barbone. Le sue due possibili oscillazioni. Con le sue parole infettive. Ha ammorbato il nostro presente. Ipotecato parte del nostro futuro. Serve un antidoto e un vaccino per scardinare le barricate semantiche che questo impostore ha messo in atto. Farà danni. Molti danni. Con il lascito ingombrante di luoghi comuni che ci ha lasciato. Nordest Periferia Diffusa Congestione.

Dai non te la prendere. Esagero.

Protagonista: Sono stato a dei colloqui di lavoro per operatrice ecologica. Non mi hanno presa. Questo è un lavoro di pulizia? Mi devo occupare di riciclare o smaltire rifiuti ingombranti? O mi è chiesto di esprimere per l'ennesima volta una pietà che comincio a non avere più? Voglio un Colpo di Scena. Per l'Autore un Colpo di Scena è un Sacrilegio. Una profanazione. Ma noi siamo abituati ai nostri sconfinamenti. Siamo abituati a fallire. Vogliamo fallire. E l'Autore che è in noi dobbiamo metterlo alla prova. Capire quanto è forte. Quanto ci ha irretito. Quanto ci domina e ci sottomette. Fino a che punto. Se ci sarà un senso di colpa. Se ci rialzeremo dopo essersi inabissati in questo abisso perverso di amore assoluto per le parole e ossessioni paesaggistiche orgiastiche. Dionisiache e apollinee. Un Colpo di Scena narrativo. Drammatico. Edificante. Educativo. Eccolo.

La Scena all'improvviso si oscura completamente. Tutto buio. Buio e silenzio. Per una decina di secondi. La luce ritorna. La stanza in cui siamo si è rimpicciolita. La protagonista, cioè io, indossa una tuta da ginnastica un po' macchiata. Grigia. Tuta da ginnastica anche per la mia coinquilina. Ma rosa pallido. L'Attore, in tuta blu scura, recita ad alta voce parole sconnesse. Che sembrano uscite da una Tragedia. Cecchin (indica Cecchin) indossa un camice da infermiere e si avvicina con un vassoio in mano. Nel vassoio un bicchiere di plastica pieno d'acqua e un blister con dei farmaci. Prendo delle pillole e bevo un bicchiere d'acqua. La protagonista mima l'azione di prendere le pillole e di bere un bicchier d'acqua. Non siamo in un appartamento. In una abitazione privata. Siamo in un reparto di Psichiatria. Ed io vi sono rinchiusa. Potrebbe succedere. Ma se succederà sarà solo per evitare che ci vada qualcun altro. In fondo meglio io. Che potrei sopportare. Che qualche altra anima fragile. Non ho ancora trovato il tempo di andare sulla Tomba dell'Autore. Non ho trovato il tempo Sepolto e abbandonato in un piccolo loculo di un cimitero vicentino. Autore abituato ad abitare e scrivere di spazi architettonici anche sepolcrali di ben altro stampo e foggia. Il destino ci riserva quello che si spetta. E quell'umile loculo proletario sembra fatto su misura per lui. Lo lascino riposare dov'è.

Volenti o nolenti qualcosa ci sopravvive. Per quanta attenzione si faccia ad andarsene senza lasciare tracce ingombranti. E gli altri possono fare ciò che vogliono dei nostri resti. E gli altri faranno ciò che vogliono con i nostri resti. Non ci sono usi impropri. Non c'è appropriazione o furto. Si può essere anche fotografici, drammaturgici, addirittura cinematografici; ma l’essenziale, anche qui è un Non, nel senso di Non-Didascalici.

Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Adesso lo vedo. Tutto quello che ho detto e scritto non ha un senso. Devo prendere atto dell'ennesimo fallimento. E ricominciare. Sempre che invece la soluzione non stia nel sospendere questo insensato ricominciare. Sempre che invece la soluzione stia non nel compiacersi nello scrivere ma scrivere solo su richiesta. Solo su committenza. Mai scritto niente per me stesso, neanche la lista della spesa.

Attore: Grazie delle indicazioni. Adesso devo andare Ho le prove.

L'Attore sta per uscire. Si ferma prima di uscire di Scena. E dice: Devi scrivere qualcosa per me Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa per me. Lo farai? Ti saluto

L'Attore esce di scena.

Protagonista: Ecco. Si riceve quel che si chiede. Pensare che possa scrivere un testo teatrale essendo andato al teatro solo una volta da adolescente. L'Autore, sì sempre l'Autore, in un'intervista: un Arlecchino Servitore di due Padroni potrebbe essere oggi un separato precario e povero che ha bisogno di guadagnare e un lavoro precario non gli è sufficiente. Partire da qui. Il nostro Arlecchino è uno scrittore separato precario. Questo nostro scrittore precario trova un lavoro precario per un uomo Politico di estrema Destra. Deve scriverne i testi durante la campagna elettorale. Ma i soldi che guadagna non gli bastano per pagare la ex moglie e il mantenimento dei figli. Il nostro Scrittore è in difficoltà. E quando un altro Politico, questa volta di estrema Sinistra, gli chiede se è disponibile a scrivere i testi per la sua campagna elettorale accetta. Il resto da sviluppare. Un Arlecchino servitore di due padroni. Di due Politici. L'Autore non ha mai scritto niente per la Politica. Ma immagino, rigoroso com'era, che se un Politico gli avesse chiesto di scrivere per lui, ben pagato, l'avrebbe presa come una sfida e l'avrebbe fatto. Devo trovare un Ruolo per Cecchin. Cecchin BodyGuard di entrambi i Politici.

L'Attrice: Prima che per Lui devi scrivere per Me Te l'ho chiesto per prima Ed io sono tua Amica Oltre che coinquilina Che ti sopporta Ti sono sempre stata vicina Sono stanca e umiliata di dover recitare sempre e solo come comparsa.

Protagonista: Io penso che la donna sia meschina, e io non faccio eccezione. E’ difficile essermi amica o amante, non a caso non ho nessun amico o amica o amante di lunga data. Io tengo nota di tutto. E non perdono niente. L'Autore deve esserci in questa piece. Senza nominarlo. L'Autore. E le sue Donne. L'Autore e un Libro ossessivo sulle Donne che ha frequentato Sul Sesso fatto con queste Donne Titolo: Fucks

Una piece femminile Con un solo personaggio maschile: Cecchin. Ambientato in un Hotel. Cecchin Portiere di Notte. Con un bel completo blu. Camicia bianca. Cravatta blu.

Una ex compagna dell'Autore, viene in possesso di un libro d'appunti dell'Autore. In questo libro l'Autore in modo preciso ed ossessivo ha preso nota di tutti i rapporti sessuali parziali o completi che ha avuto. In vista di scriverne un Libro dal titolo Fucks. E' venuta in possesso del libro in modo fortuito. L'autore avevo deciso di distruggerlo. La Donna ha letto il libro. Letto e riletto soprattutto la descrizione dei rapporti sessuali che lei ha avuto con l'Autore. Nella categoria Rapporti Ordinari. Nel libro non ci sono Nomi. Solo date e descrizioni accurate dei rapporti sessuali. Raramente dei preliminari. Non c'erano preliminari con l'Autore. Solo scopate. Di vario genere. La Donna contatta altre due donne che sa essere state compagne dell'Autore. Inserite nella Categoria Rapporti ExtraOrdinari. E chiede loro di incontrarle. In un Hotel. Discreto. Prenota a loro nome una stanza. La piece teatrale inizia con Tre Donne in scena in una stanza d'Hotel nel momento in cui si incontrano. Tre personaggi femminili. Un personaggio maschile: Cecchin Portiere di notte dell'Hotel dove le protagoniste soggiornano

Attrice: Vorrei stare in scena senza fare praticamente niente. Proprio niente. Un paio di battute. Per il resto Farmi i cazzi miei in scena. Ed essere comunque pagata. Bene. Magari, se me la sento, farmi un pianto. In scena. O dare di matto. O abbracciare uno dei personaggi. Non Recitare. Partecipare ad un happening. Si può fare?

Cecchin ha finito di preparare lo Zaino. Lo porge alla Protagonista che lo prende.

Cecchin: Tempo di andare al Lavoro.

La luce in scena si spegne.

L'Attrice nel Buio: Non Readings ma Opere Teatrali in scena e fa una discreta tournée, ha un riscontro economico più rapido.

TITOLO: CROLLI VITALI

PIECE TEATRALE

SOTTOTITOLO: EPIGRAFE INVOLONTARIA

AUTORE: GIORGIO VIALI

STESURA BOZZA: FEBBRAIO 2023

CONTATTI: GIORGIOVIALI@GMAIL.COM