CALVINO

EURIDICE STREAM

STUDIO PER EURIDICE STREAM

TESTO RIELABORATO DI CALVINO

AUTORE IBRIDO

GIORGIO VIALI

Avete vinto voi, che state all’esterno, e avete riscritto le storie a modo vostro, costringendoci, noi che viviamo dentro, a ricoprire il ruolo delle potenze oscure e della morte. E il nome che ci avete dato, Inferi, è carico di un sinistro significato. Certo, se nessuno ricorderà mai più cosa sia davvero accaduto tra di noi, tra Euridice e Orfeo e me, Plutone, quel racconto distorto dalla vostra narrazione, se davvero nessuno si ricorderà che Euridice era parte di noi e che non aveva mai messo piede sulla superficie della Terra prima che Orfeo la rapisse con le sue melodie ingannevoli, allora il nostro sogno di trasformare la Terra in un organismo vivo sarà completamente perduto. Già, quasi nessuno si ricorda più cosa significasse dare vita alla Terra: non quello che pensate voi, soddisfatti del velo di vita che si è posato lungo il confine tra terra, acqua e aria. Io desideravo che la vita si diffondesse dal cuore della Terra, si espandesse in sfere concentriche, circolasse tra metalli fluidi e solidi. Questo era il sogno di Plutone. Solo così la Terra sarebbe diventata un enorme organismo vivente; solo così avremmo evitato questa condizione di precario esilio in cui la vita è costretta a muoversi, sottoposta al peso opaco di una palla di pietra inanimata sotto di sé e al vuoto sopra.

Dentro la Terra, le cose non sono solide come pensate: è discontinua, composta da strati sovrapposti di densità diverse, fino al nucleo di ferro e nichel, che è anch’esso un sistema di nuclei concentrici, ognuno in movimento separato rispetto all’altro. Voi vi definite "terrestri", ma in realtà siete extraterrestri, gente che vive all’esterno: chi vive dentro è terrestre, come me e come Euridice, fino al giorno in cui me l’avete portata via, ingannandola, nel vostro desolato "fuori".

Il regno di Plutone è questo: io sono sempre vissuto qui dentro, con Euridice prima e da solo poi, in una di queste terre interne. Un cielo di pietra ruotava sopra le nostre teste, più limpido del vostro, attraversato da nuvole, dove si accumulavano sospensioni di cromo e magnesio. A volte, il buio era solcato da linee di metallo incandescente, non fulmini, ma un metallo che scorre attraverso vene. Consideravamo terra la sfera su cui ci muovevamo e cielo la sfera che la circonda. Ma per noi queste distinzioni erano sempre provvisorie e arbitrarie, poiché la consistenza degli elementi cambiava continuamente. A un certo punto, ci accorgevamo che il nostro cielo era duro e che la terra era viscosa, mossa da vortici pulsanti di bolle gassose. Cercavo di approfittare delle colate di materiali pesanti per avvicinarmi al vero centro della Terra, al nucleo che è il centro di ogni centro, guidando Euridice nella discesa. Ma ogni apertura verso l'interno portava via altro materiale e costringeva a risalire verso la superficie; talvolta, mentre sprofondavamo, eravamo avvolti dall’ondata che risaliva verso strati superiori e ci avvolgeva in un abbraccio.

Così, ci ritrovavamo sostenuti da un altro suolo e protetti da un altro cielo di pietra, senza sapere se eravamo più in alto o in basso rispetto al punto di partenza. Quando Euridice vedeva il metallo di un nuovo cielo farsi fluido, si lasciava prendere dall’istinto di volare. Si lanciava verso l’alto, attraversando i cieli come nuotando, aggrappandosi alle stalattiti sospese. Io la seguivo, sia per divertirla sia per ricordarle di riprendere il nostro cammino. Anche Euridice sapeva che dovevamo tendere al centro della Terra. Solo raggiungendo quel centro avremmo potuto chiamare il pianeta nostro. Eravamo i progenitori della vita terrestre e dovevamo cominciare a rendere vivente la Terra dal suo nucleo, irradiare la nostra esistenza in tutto il globo. La vita terrestre, da noi, voleva dire avere radici nella Terra; non a ciò che emerge dalla superficie, che voi biste di chiamare vita, mentre è solo una muffa che si espande sulla corteccia rugosa della mela.

Sotto i cieli di basalto, già immaginavamo le città plutoniche che avremmo fondato, circondate da mura di diaspro, città sferiche e concentriche, che navigano su oceani di mercurio, attraversate da fiumi di lava incandescente. Avremmo creato un corpo vivente, una città-macchina che avrebbe occupato ogni angolo del globo.

Era il regno della diversità e della totalità, che doveva originare da quelle mescolanze e vibrazioni: un regno di silenzio e musica. Vibrazioni continue, che si propagano a velocità diverse a seconda delle profondità e delle discontinuità dei materiali, avrebbero increspato il nostro grande silenzio, trasformandolo nella musica incessante del mondo, nell’armonia delle voci profonde degli elementi. Questo per dirvi quanto sia sbagliato il vostro cammino, la vostra esistenza, dove lavoro e piacere sono in conflitto, dove musica e rumore non si fondono; per dirvi come fosse chiaro fin da allora che il canto di Orfeo non era altro che un simbolo di questo mondo parziale e diviso. Perché Euridice cadde nella trappola? Apparteneva completamente al nostro mondo, ma la sua natura incantata la portava verso ogni forma di sospensione; e appena le era concessa la libertà di librarsi, saltare, scalare camini vulcanici, la si vedeva muoversi in torsioni e danze.

I passaggi tra i diversi strati della Terra la affascinavano. Ho detto che la Terra è composta da strati sovrapposti, come le bucce di una cipolla gigante, e che ogni strato conduce a uno superiore, fino a quel tetto estremo, dove la Terra cessa di essere Terra e tutto il "dentro" resta al di qua, mentre al di là c’è solo il "fuori". Per noi, quel confine era qualcosa di ignoto, ma presente: ci rendeva ansiosi, persino temerari. Era dove finiva la Terra e cominciava il vuoto, un'idea che non potevamo nemmeno immaginare, e ciò che sentivamo al riguardo evocava un'angoscia profonda.

Seguendo Euridice, ci siamo infilati nella gola di un vulcano spento. Sopra di noi, una cavità si apriva come un cratere, grigia e rugosa, simile ai paesaggi che conoscevamo. Ma ciò che ci colpì fu che lì la Terra finiva; non ricominciava a gravare su se stessa, ma quello spazio iniziava un’aria leggerissima e vibrante. Furono queste vibrazioni a distrarre Euridice, così diverse da quelle lente del granito e del basalto. Qui, i suoni giungevano come scintille sonore, suscitando in lei una smania inarrestabile. Io desideravo tornare al silenzio, ma Euridice, attratta dall’unicità, correva verso il suono che proveniva da oltre il cratere. Prima che potessi fermarla, era già oltre il bordo. Forse fu una mano, qualcosa che sembrava un braccio, a prenderla e portarla via, e la sentii unire il suo grido a quel suono, formando un’armonia con quello sconosciuto, scendendo lungo le pendici del vulcano.

Non so se ciò che vidi fosse reale o frutto della mia immaginazione; stavo già sprofondando nel mio buio, i cieli interni si chiudevano sopra di me: tetti di silice, alluminio, atmosfere vischiose di zolfo. Il silenzio sotterraneo mi circondava. Venendo meno a quel nauseante confine dell’aria e al tormento di quei suoni, negavo la mia angoscia per aver perso Euridice. Ero solo, non ero riuscito a salvarla dalla sofferenza di essere strappata alla Terra, esposta a una continua percussione di suoni. Il mio sogno di dare vita alla Terra, raggiungendo quel centro con Euridice, era fallito. Euridice era prigioniera, esiliata nei desolati spazi del "fuori".

EURIDICE STREAM

STUDIO PER EURIDICE STREAM

TESTO RIELABORATO DI CALVINO

AUTORE IBRIDO

GIORGIO VIALI

DIALOGO

DIALOGO

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Alice: Una giovane donna, determinata e introspettiva, insoddisfatta della propria relazione. BabyBionda: Una sex performer carismatica e sicura di sé, con un fascino magnetico. Scena: Un caffè elegante, con luci soffuse e tavoli riservati. Alice e BabyBionda si siedono a un tavolo in un angolo appartato. Il suono delle tazzine di caffè riempie l'aria mentre i due iniziano a parlare.

Alice: (guardandosi attorno, sussurrando) Grazie per aver accettato di incontrarmi, BabyBionda. È… un po’ complicato per me.

BabyBionda: (sorridendo, accavallando le gambe) Non ti preoccupare, tesoro. Qui siamo solo noi due. Dimmi cosa hai in mente.

Alice: (prendendo un respiro profondo) Ho un piano… Un piano per Luca. È il mio compagno. Io… io non mi sento più desiderata, e lui sembra così distante.

BabyBionda: Hmm, capisco. Vuoi riaccendere la fiamma?

Alice: Sì e no. Vorrei che lui provasse cosa significa essere abbandonato, sentirsi vulnerabile. Vorrei che comprendesse davvero il valore di ciò che ha.

BabyBionda: (sollevando un sopracciglio) Quindi tu vuoi che io lo seduca… e poi lo lasci?

Alice: (annuendo, eccitata) Esatto. Voi performer siete così abili nel creare emozioni, nel toccare le corde giuste. Penso che se tu lo seducessi, lo destabilizzeresti. Vorrei che sentisse ogni attimo di quel desiderio, solo per poi andartene.

BabyBionda: (giocando con i capelli) Un’idea audace, Alice. Ma sai che giochi con il fuoco. Non rischi di farlo soffrire davvero?

Alice: (con passione) È proprio quello che voglio! A volte, le persone hanno bisogno di una scossa per rendersi conto di ciò che stanno perdendo. Vorrei che fosse messo alla prova.

BabyBionda: (pensierosa) Capisco. Ma come pensi di gestire tutto questo? Hai fede nel tuo piano?

Alice: (decisa) Assolutamente. Voglio che tu lo conosca, che lo faccia vedere, che lo faccia sentire speciale. Poi, quando sarà completamente preso, tu lo abbandoni senza avvertimenti.

BabyBionda: (sorridendo maliziosamente) E come immagini che reagirà? Pensate che capirà il messaggio?

Alice: (scrutando il volto di BabyBionda) Io spero di sì. Luca è un tipo sensibile. A volte non lo fa vedere, ma ha bisogno di sentirsi amato. E tu… tu puoi dargli quello che gli manca. Seduzione e mistero.

BabyBionda: (incuriosita) E se si attaccasse a te ancora di più dopo? Non corri il rischio di rimanere delusa?

Alice: (scrollando le spalle) Non lo so. Ma voglio correre il rischio. Sono stufa di nascondere i miei sentimenti. Se vedesse attraverso i tuoi occhi il dolore della perdita, forse potrebbe cambiare.

BabyBionda: (con una risata leggera) Sei più audace di quanto sembri, Alice. Ma ascolta, questa non è una cosa da fare alla leggera. Ogni gesto, ogni parola, deve essere calibrato.

Alice: (con fervore) Sì, lo so! Ecco perché ho pensato a te. Tu sei esperta in queste cose. Pensavo che il tuo approccio sarebbe perfetto.

BabyBionda: (incrociando le braccia, contemplando) Se mi decido a farlo, voglio che sia perfetto. La seduzione deve essere un'opera d'arte, non un dramma. Le emozioni non sono un gioco, ma una danza.

Alice: (sorridendo, con un certo sollievo) Esatto. Ti va di farlo?

BabyBionda: (osservando Alice intensamente) Accetterò la sfida. Ma voglio una cosa in cambio. Devi promettermi che sarai pronta ad affrontare le conseguenze e che non ti allontanerai da Luca quando il dolore avrà un volto.

Alice: (decisa) Promesso. Affronterò tutto. Sono pronta. Questo è il momento in cui la mia vita deve cambiare.

BabyBionda: (cingendo le mani sul tavolo) Allora preparati, Alice. La danza dell’amore e della perdita sta per avere inizio.

DISCLAIMER

ALCUNI CONTENUTI DI QUESTA PAGINA WEB SONO IL RISULTATO DI INTERAZIONI O IBRIDAZIONI TRA INTELLIGENZA ARTIFICIALE ED AUTORE.

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SI CONSIGLIA QUINDI DI USARE CAUTELA E DI VERIFICARE LE INFORMAZIONI QUI PRESENTI.

GIORGIO VIALI - AUTORE, SCENEGGIATORE, FOTOGRAFO, FILMMAKER - SCENEGGIATURA, DRAMMATURGIA, DRAMMATURGO - TESTI IBRIDI, IBRIDAZIONI, INTELLIGENZA ARTIFICIALE - CINEMA, TEATRO, SOCIAL MEDIA - STREAMER, PERFORMANCE, PERFORMER.

ALICE

TITOLO: ALICE

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Personaggi:

Alice, una donna astuta e carismatica, con una mente analitica e determinata. Luca, il suo compagno, un uomo dolce e fiducioso, ma un po’ ingenuo. Scena: Una stanza minimalista, con un grande specchio e una sedia al centro. Alice si trova di fronte allo specchio, parla a se stessa mentre riflette.

Alice: (Guarda il suo riflesso nello specchio, con un sorriso sornione.)

Sai, Alice, a volte mi chiedo come sia possibile che l’amore possa diventare una sorta di gioco. (Pausa) Sì, un gioco. E io ho sempre amato le sfide. Ma non stiamo parlando solo di strategie. Parliamo di sentimenti, di passione, di quel fuoco che arde tra due corpi. Solo che oggi voglio essere io a dare fuoco alla dinamica.

(Scende dalla sedia, camminando avanti e indietro.)

Luca è dolce. Dolce come il miele, se solo fosse un po’ più… malleabile. Ama la sua vita tranquilla, il suo lavoro, le sue passioni. Ma lui non sa che dentro di me c’è una tempesta. E, in un certo senso, voglio che sia lui a tempestare per una volta. (Sorride) Voglio sottometterlo. Non nel senso brutale, no. Ma in un modo che lo intrighi, che lo faccia inginocchiare – non fisicamente, ma sentimentalmente, sessualmente.

(Pausa, si appoggia al tavolo.)

Immagina solo un secondo, Luca che si abbandona ai miei desideri. L’idea di avere il controllo su come lui si sente, su come reagisce. (Si ferma, chiude gli occhi.) Voglio che riesca a leggere i miei pensieri, a sentire le mie emozioni. Senza forzarlo, voglio che sia un gioco che ci coinvolga entrambi, che lo risucchi nel mio mondo di sensazioni aumentate.

(Si rivolge alla sua ombra nello specchio.)

Ma come? La chiave è seduzione, seduzione sottile. Devo iniziare a costruire il mio piano. Prima di tutto, aumenterò il mistero. (Ride) Ogni volta che stiamo insieme, lascerò che faccia solo domande. Risponderò a metà, lasciandolo in uno stato di continua curiosità. Vuole sapere di me? Dovrà lavorare per ottenere ciò che desidera.

(Mentre parla, la sua espressione diventa sempre più intensa.)

Poi, il linguaggio del corpo. Dovrò essere attenta ai segnali. Un tocco leggero sul braccio, un sorriso enigmatico, un sussurro caldo nell'orecchio. Questi piccoli gesti, sussurri d'onde, lo faranno sentire vulnerabile, e allo stesso tempo avvolto in un’aura di desiderio. (Ride di nuovo) Ma non sarà solo l’aspetto fisico, no. Dovrò prendermi il tempo di esplorare le sue emozioni, le sue paure.

(Pausa, si ferma e fissa lo spettatore.)

Voglio che capisca che il vero potere non sta nell’imposizione, ma nel dare. Dare e prendere, in un continuo scambio. Lo farò innamorare di me. Ogni risata sarà un legame, ogni lacrima una chiave per accedere a un’altra parte di lui. Voglio essere il suo rifugio e, allo stesso tempo, la sua trappola.

(Si isola di nuovo, come se stesse ascoltando un pensiero interiore.)

E quando avrà abbassato le difese, quando finalmente sarà in balia dei miei desideri… (Sospira) sarà allora che metterò alla prova le mie intenzioni. Introdurrò l’imprevisto. Giocherò con la sua gelosia. Coinvolgerò qualcun altro, giusto un amico… un complice. Perché voglio vedere come reagisce, voglio vedere se ha la forza di combattere ciò che sente, o se si lascerà trascinare negli abissi dei suoi rapporti.

(Alice si volta bruscamente, come se svegliandosi da un sogno.)

Ma aspetta, Alice. Non è solo un gioco. Potrei sbagliarmi. Potrei danneggiarlo, e non voglio fargli del male; voglio che sia felice. (Sospira) Eppure, in questo caos di desiderio e manipolazione, credo ci sia un equilibrio da trovare. Dovrò partecipare a questo viaggio con autenticità, stando attenta a non oltrepassare il confine tra amore e controllo.

(Torna a guardare la sua immagine, più consapevole.)

Luca… io voglio che tu sia mio. Non per possederti, ma per condividere un potere che ci unisce, che ci trasforma. Per entrambi. In fondo, chiaro che voglio essere l’artefice dell’arte della seduzione, la regista di un amore che sia una danza, dove ogni passo conta, ogni movimento è significativo.

(Chiude gli occhi, un sorriso affiorante.)

Preparati, Luca. Il divertimento sta per cominciare.

(Le luci si spengono lentamente mentre Alice rimane immobile, con un sorriso enigmatico.)

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CONTATTI: GIORGIOVIALI@GMAIL.COM

ANTISTATO

TITOLO: ANTISTATO

AUTORE: GIORGIO VIALI

DATA: OTTOBRE 2022

Esercizi di Strategia Sociale Per una Sopravvivenza personale e familiare Dentro una Falsa ed Impropria Distopia

BOZZA DI MONOLOGO – Sceneggiatura Performance – MONOTEATRO

Houellebecq e Macchiavelli. L'Antigone di Sofocle. Toni Negri e Liliana Cavani. Indymedia e Macao. Lotta Continua e Bottega Veneta. La Battaglia di Algeri e Black Mirror. Del Porco non si butta Nulla. Direbbe Vitaliano Trevisan. Ripartire dalla semplicità. Non buttare quello che rimane della nostra cultura contadina popolare.

Era una buona idea. Ne sono certo. Ed è una buona idea. Lo è ancora. L'ho sempre pensato. Bisogna sempre trovare dei metodi e delle strade per arrivare indirettamente alle menti e ai cuori delle persone. Un attacco diretto, una dimostrazione diretta, una franca conversazione non ottengono risultati. O molto raramente. Bisogna sempre parlare al cuore e alle menti per incisi. Bisogna educare e motivare sempre impropriamente. Inserendo affermazioni e emozioni dentro altre parole. Bisogna sempre mescolare le carte. Creare situazioni. Confondere lo spettatore. Usare l'arma del dubbio. Deve dubitare. Essere vigile. Attento ad ogni segno di finzione ed ad ogni segno di realtà. Pronto a recepire indirettamente e far propria l'anima del nostro dire. E soprattutto deve essere convinto di saper leggere tra le righe. Deve essere convinto di saper andare al di là delle parole. Deve esser convinto di arrivare alla soluzione o ad un'interpretazione solo grazie alle sue capacità. Solo grazie alla sua formazione, alla sua furbizia, astuzia. Ogni spettatore è un Ulisse. Un essere ingegnoso e scaltro, signore e padrone del proprio destino. Capace con solo le sue forza e intelligenza di ingannare anche anche gli Dei se servisse. Deve costruirsi la sua strada. Consapevolmente. Vederla o intravvederla dove altri non vedono che confusione. E intraprenderla perchè consci che sia la strada giusta. O l'unica strada sensata.

E allora devo obbligatoriamente fare una premessa. Per evitare ogni possibile fraintendimento.

Questo è uno spettacolo. Voi siete qui per assistere ad uno spettacolo. Questo è semplice intrattenimento. Questo è un testo, un mologo teatrale. Nient'altro.

Perchè a qualcuno potrebbe venire il dubbio che questo spettacolo sia un metodo di propaganda. A qualcuno potrebbe venire in mente che questo “spettacolo” sia un modo per reclutare persone. Cuori e menti. Mani. Qualcuno potrebbe pensare che la strategia qui in atto preveda che un semplice spettacolo sia un pulpito da cui parlare per trovare seguaci. Per formare coscienze e arruolare combattenti. O forse più semplicemente un modo per farvi conoscere una realtà che non avete considerato? O per farvi prendere coscienza della necessità di agire? Deporre gli indugi e sporcarsi le mani?

Fatta questa dovuta premessa: Che lo spettacolo abbia inizio!

Primo obiettivo di qualsiasi spettacolo? Far in modo di coinvolgere lo spettatore. Lo spettatore deve perdersi dentro la storia che ascolta. Allontanarsi da tutto e tutti. Immedesimarsi nei personaggi. Completamente.

Amo la distopia. I racconti i film gli spettacoli ambientati in un futuro o un presente riconoscibile ma astratto e immaginato. Amo perdermi dentro questi universi più o meno complessi dove l'uomo è al centro di tutto. E tutto il resto è contorno. Accessorio. Per una storia d'amore o d'avventura. Per un viaggio.

Strategicamente dovendo pensare a degli scontri o semplicemente alla difesa la prima risorsa da individuare e il primo obiettivo da assicurare è quello di garantire delle cure efficaci e immediate ad eventuali feriti. Quindi nell'elenco di persone da “arruolare” ci sono per prima cosa medici, infermieri e luoghi e strumenti di cura. Prima di qualsiasi altra cosa. Prima anche di procurarsi delle armi. Strumenti di difesa e offesa. Partendo dal Veneto e dal Nordest l'obiettivo è assicurarci la collaborazione di un paio di medici per ogni provincia e di una decina di infermieri distribuiti nel territorio della provincia. Un paio di luoghi di cura operativi in ogni regione. Un paio di chirurghi e uno staff operativo per sala operatoria. Stabilito strategicamente questo primo obiettivo come fare per contattare medici e infermieri? Come spiegare loro la nostra associazione? La nostra missione? Il nostro compito? Il nostro scopo? “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza” Questo potrebbe essere un metodo d'approccio da sperimentare. Un metodo legato alla sensibilità (presunta) di Medici e Infermieri. Partire dai più poveri, dagli affamati e assetati, dagli orfani e dalle vedove cristianamente parlando. E dispiegare un'analisi della situazione attuale. Siamo alla vigilia di una rivolta sociale incontrollabile e incontrollata. Una polveriera sociale sta per esplodere. Lo Stato non sarà più in grado di garantire un benessere minimo ai suoi cittadini. E i cittadini dovranno ritirare il proprio mandato allo Stato per rivolgersi ad altre Forme Sociali che possano garantire la loro sopravvivenza. Per questo stiamo costruendo una Associazione di Persone, affidabili e rispettose, che possa, nel momento del bisogno, provvedere a garantire un benessere minimo. Se non dovesse funzionare questo approccio sentimentale e professionale si potrebbe optare per un approccio opportunistico semplice. Lo Stato sta per diventare incapace di assicurare ai propri cittadini qualsiasi minimo benessere. E' tempo di costituire un gruppo di persone che possano operare per provvedere a se' stesse e alle proprie famiglie un qualche benessere, nel caso in cui lo Stato appunto non sia più in grado di farlo. Le persone che cerchiamo sono persone affidabili e serie. Che sappiano condividere pensieri e azioni. Nella costruzione di una forma sociale alternativa o supplente allo Stato è fondamentale avere una struttura di cura disponibile per i nostri associati. Voi come operatori della salute siete i primi a cui ci rivolgiamo nel costruire il nostro progetto. Perchè la prima cosa che dobbiamo poter garantire è un'assistenza minima infermieristica e medica. La salute. Siamo alla ricerca di un paio di medici per ogni provincia. Una decina di infermieri per ogni provincia. Un paio di strutture di cura debitamente attrezzate. Anche una struttura per interventi di chirurgia. Voi siete i primi a cui ci rivolgiamo. Siete le risorse che stiamo cercando per prime. Siete anche un test per verificare se il nostro progetto ha un senso e può avere un seguito. Se non riusciremo a individuare queste risorse vuol dire che il nostro progetto non ha le basi per partire. O magari semplicemente non è ancora il momento per proporlo. Perchè le persone non si muovono fin che la situazione non è diventata estrema. Una polveriera sociale sta per esplodere in Europa. La Germania, probabilmente e inaspettatamente, sarà il primo Stato europeo a implodere. Se non la Germania qualche Stato del Nord. Questo è il Segno che arriverà. Ma molti in Italia aspetteranno ancora. Continueranno a pensare di essere al sicuro. In riva al mare. Al caldo. E se lo Stato dovesse fallire la Chiesa ci proteggerà anche questa volta. Siamo sotto il suo Manto protettivo. Una specie di preservativo sociale gigantesco. La Chiesa ci proteggerà, ci accudirà, ci sfamerà. E se avremo bisogno sapremo a che rivolgerci. Le porte delle Chiese saranno sempre aperte per i bisognosi, gli affamati, i derelitti, i disperati. Come è sempre stato. Come sarà sempre. Una mano sarà sempre pronta ad accoglierci e a soccorrerci. A sfamarci e a curarci. A darci speranza. A infondere luce nella nostra anima. “E' solo per merito dei disperati che ci è data speranza”

Ci sono infermieri in sala? Medici? Chirughi? No. Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

La seconda Risorsa da assicurarci in vista di una situazione catastrofica e apocalittica è il Cibo e quindi chi produce il Cibo ovvero i Contadini. Persone che abbiano a disposizione terre coltivabili che sappiano coltivare e assicurare Cibo agli associati. Quindi la nostra campagna di “arruolamento” si estende in secondo luogo ai Contadini. Ma i Contadini di certo non sono arruolabili tramite una mail o un DM su Instagram. I contadini debbono e possono essere contattati e associati solo direttamente con un contatto e un approccio fisico. I contadini vanno contatti direttamente e di persona. Quindi in questo caso, per ottenere questo risultato, dobbiamo fare un passo indietro e provvedere ad arruolare una serie di persone che siano bravi comunicatori, persone dirette e credibili, venditori e predicatori, santi o puttanieri. Puttane e belle ragazze in alternativa. Alternativa da non trascurare. Per raggiungere l'obiettivo di assicurarci del Cibo. E quindi di assicurarci chi lo produce ovvero i contadini. Dobbiamo indirettamente arruolare una gruppo di persone in grado di ottenere questo obiettivo. L'obiettivo è quello che vogliamo portare a casa. Garantire del Cibo a noi e ai nostri associati. Per ottenerlo dobbiamo agire indirettamente. Arruolando una banda di imbonitori uomini, abili con le parole. Ma non persone finte. I contadini non sono stupidi. Persone sincere, profondamente umane, sensibili, dirette e corrette. E un gruppo di donne, preferibilmente giovani, molto belle. E già qui siamo nell'ambito motivazionale. Come motivare una serie di donne a contattare maschi rozzi e animaleschi, incidentalmente contadini? Le nostre risorse, i due gruppi, dovranno agire contattando direttamente e personalmente i contadini. Partendo da contadini che hanno una propria e completa indipendenza nella lavorazione dei campi. Il loro compito sarà quindi quello di far visita personalmente ai contadini, spiegare loro personalmente lo scopo della nostra associazione e ottenere da loro una convinta adesione al progetto. In cambio del Cibo che forniremo a loro, come agli altri associati, sarà garantita un'assistenza sanitaria e una assistenza totale nel momento del bisogno. L'associazione si prenderà cura di loro in qualsiasi momento. E lo farà nel modo più completo e assoluto. Questo gruppo di uomini predicatori e donne generose. Dovranno e potranno essere arruolati in molteplici modi. Il gruppo di uomini predicatori potrà essere contattato direttamente sui social media. Stessa cosa per il gruppo di donne, aspiranti modelle o modelle, fotogeniche. Mescolando vantaggi e occasione di predicazione. E vantaggi e attività ludica e di ostentazione.

Ci sono contadini in sala? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Quali altre risorse dobbiamo poi asicurarci? Servono alla nostra Associazione delle persone esperte, tecnici, informatici, fisici, che sappiano garantirci canali e mezzi di comunicazione efficaci e affidabili, mezzi di trasporto efficaci, mezzi e strumenti anche di semplice riparazione e manutenzione. Giusto per non ritrovarci ad usare i colombi viaggiatori o i pony espress. Giusto per non dover buttare mezzi e strumenti solo perchè non sappiamo ripararli. Garantire alla nostra Associazione, in caso di black out, parziale o totale, deciso dallo Stato o incidentale, strumenti di comunicazione efficaci e affidabili. Strumenti di trasporto essenziali. Strumenti di assistenza tecnica di base. Certa e affidabile.

Ci sono tecnici in sala? Persone specializzate ed esperte? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Se non siete infermieri, medici, chirurghi o contadini o motivatori, persone che vedono l'assoluto o tecnici specializzati siete gregge. Plebaglia. Persone sacrificabili. Spendibili. Inutili. Di voi ci occuperemo per ultimi. Voi siete gli ultimi. Quelli che hanno tutto da perdere. E nulla da offrire. Se siete in questa situazione la vostra attenzione il vostro stare all'erta dovrebbe essere ancora più attivo.

Il quarto obiettivo da perseguire non è un obiettivo primario. Ma è importante e sarà importante per il dopo. E' quello di assicurare strutture e metodi educativi alle famiglie con figli.

Dopo la caduta e l'incapacità completa dello stato di garantire qualsiasi bene o servizio le famiglie con figli avranno bisogno di poter assicurare una educazione e formazione adeguata ai loro figli. Una famiglia si deve occupare dei figli. E per una famiglia assicurare una adeguata formazione alla prole non è una necessità ma un dovere morale assoluto e primario. Come e chi dovrà essere arruolato per provvedere alla formazione dei nostri figli? Del nostro futuro? Che cosa e come dovremmo insegnare ai nostri figli? Bella e non scontata domanda. Di certo non ci rivolgeremo agli insegnanti tradizionali. Ai professori liceali saccenti. O agli emeriti professori universitari.

Ci sono insegnati in sala? Professori delle superiori o dell'università? Naturalmente non serve che alziate le mani o vi facciate riconoscere.

Tutto nasce dalla paura. E la paura contempla la speranza. La paura che l'ordine costituito possa essere spazzato via improvvisamente da qualche tempesta sociale o dall'eccesso di potere che lo stato attuale gestisce. Tutto nasce dalla paura di ritrovarci soli. Senza uno stato. Senza un qualsiasi ordine. Senza mezzi per vivere. Senza giustizia. O umanità. Dalla paura di non aver nessuno su cui fare affidamento. Nessuno di cui tu ti possa fidare. E la speranza che l'essere umano sappia costruire qualcosa di più bello e migliore di quello che abbiamo. Alla bellezza non c'è mai fine.

L'idea è, per l'appunto, semplice. Creare un gruppo di persone a cui potersi affidare e poter contare nel momento del bisogno Un gruppo da cui aspettarsi aiuto e a cui esser pronti a prestare la propria opera e le proprie competenze o dedizione. Un dare e ricevere che è da sempre alla base di qualsiasi contratto sociale.

L'idea è di pensare adesso a questo stato o comunità. Prima dell'inevitabile. Prima della fine.

Non ci avete mai pensato? Nemmeno una volta? Non avete provato a chiedervi cosa fareste? Cosa sarebbe megio per voi fare? Non avete mai provato ad immaginare di dover progettare e pensare ad una strategia che possa assicurarvi un benessere minimo. Voi cosa fareste? Come vi muovereste? Con chi ne parlereste? Avete qualcuno su cui potete contare in caso di necessità? Di chi potrete fidarvi in caso di bisogno? Siete soli o pensate di avere una rete di sicurezza e di sostegno? Chi vorreste in un vostro gruppo?

Abbiamo scelto un Nome non corretto per questa nostra operazione. Antistato. L'abbiamo scelto per la sua semplicità. E' un nome facile da ricordare e facile da gestire. Non abbiamo intenzione di creare uno Stato che si opponga in questo momento allo Stato attuale. Ma un'embrione di Comunità e di Stato pronto ad operare se arrivasse la fine sociale dell'ordine attuale. Nessuna scelta di combattere lo Stato attuale o di operare in qualsiavoglia modo per accelerare o determinare la fine dello Stato e dell'Ordine attuale. Solo un Sogno per sedare la Paura di un Futuro incerto e buio. E insieme un esercizio teorico di strategia e di costruzione sociale per evadere da una inconsitenza politica e da un astensionismo mediatico.

Possa il Cielo aiutarci in questo Cammino periglioso. Alla ricerca di noi stessi e degli altri.

E' sempre stato difficile per la Sinistra pensare e realizzare modelli e gruppi operativi per immaginare il Potere. Ci si è sempre scontrati con delle difficolta insormontabili. Semplice invece è sempre stato per la destra realizzare e rendere operativo un modello concreto di conquista e di gestione del Potere. La Destra non ha problemi. Qualsiasi ordinamento gerarchico e semplicemente autoritario o anche semplicemente funzionale può dare buoni risultati ed essere implementato. Certo i dettagli poi possono fare la differenza. Ma di certo la Destra non ha mai avuto problemi a scegliere un qualche modello operativo. La Sinistra non ha mai accettato neanche teoricamente un qualche modello gerarchico o funzionale. O forse per l'esattezza la Sinistra ha sempre avuto dei problemi a gestire la “selezione” di una qualche gerarchia. E non è un problema da poco questa difficoltà ontologica e teorica della Sinistra. Quando poi la Sinistra è obbligata a resistere allora e solo allora sembra trovare l'accondiscendenza di scendere a dei compromessi. Per salvaguardare la propria libertà o dignità. Pensiamo alle resistenze e al loro bisogno di rendersi operative e quindi di cedere a una organizzazione e ad un sistema. O alla struttura operativa e decisionale delle Brigate Rosse. La Sinistra ha sempre avuto bisogno di una persona carismatica che non gestiva le folle, ma guidava e educava le folle. E questa necessità di avere un Messia o un Marx è sempre stata limitata dalla disponibilità concreta di avere una figura del genere a disposizione. Questa premessa per capire che non è facile, ma è indispensabile, affrontare questo ambito per pensare ad una Comunità o Associazione d'emergenza che abbia delle connotazioni sociali e di eguaglianza. Serve obbligatoriamente un leader scelto e mandato dall'alto dei cieli? O è possibile pensare una struttura che non mortifichi la dignità umana e l'identità e l'immaginazione umana?

Altro aspetto da valutare e considerare con attenzione è l'aspetto impersonale del Potere e dell'Amministrazione che dobbiamo poter garantire. Non ci devono essere personalismi nei meccanismi del potere e dell'amministrazione. Vogliamo, come cittadini, degli strumenti e un potere asettico e impersonale. Non vogliamo e non siamo abituati a gestire dei rapporti di potere che siano personali. Non vogliamo doverci rivolgere ad un singolo per delle richieste o delle lamentele o delle proposte. Il potere e l'amministrazione devon essere impersonali e asettici. Come ottenere questo risultato? Anche questa è una sfida importante. E da affrontare con maturità e consapevolezza. Nel strutturare, pensare e immaginare un Potere alternativo a misura d'uomo.

Allo spettatore comunque non possiamo chiedere di trovare soluzioni concrete. Non possiamo rivolgere domande operative. Lo spettatore ha diritto di coltivare il proprio sogno, la propria sospensione. Il proprio stato di sognatore in balia del narratore. Solo ma sicuro. In buone mani. Che lo porteranno a riva sano e salvo una volta finito il viaggio. Non possiamo tradire questa tradizione e regola. Avrà tempo poi per riflettere ed elaborare quanto ha visto. Adesso traghettiamolo sano e salvo a riva.

TITOLO: ANTISTATO

AUTORE: GIORGIO VIALI

DATA: OTTOBRE 2022

Esercizi di Strategia Sociale Per una Sopravvivenza personale e familiare Dentro una Falsa ed Impropria Distopia