MONOTEATRO

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MONOTEATRO di GIORGIO VIALI

PERFORMANCE, TEATRO, SOCIAL MEDIA

UN'IDEA DI GIORGIO VIALI

WWW.MONOTEATRO.LIVE

CONTATTI: giorgioviali@gmail.com

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PREVEZIONE TEATRALE

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TESTO IBRIDO

MATERIALI PER "ANTISTATO" - MONOLOGO TEATRALE

AUTORE: GIORGIO VIALI

La previsione della scomparsa degli ordinamenti statuali esistenti presenta una serie di sfide significative, ma ci sono diverse strategie che potresti adottare per radunare un gruppo di persone e prepararti a ricostruire un sistema sociale che garantisca la sussistenza in un contesto di incertezza. Ecco alcune idee:

1. Educazione e sensibilizzazione

Crea consapevolezza: Informa le persone sui possibili scenari futuri e sulle necessità di cooperazione e autosufficienza. Utilizza seminari, workshop e forum comunitari. Competenze pratiche: Offri corsi su tecniche di sopravvivenza, agricoltura urbana, gestione delle risorse e altri strumenti utili per affrontare situazioni critiche.

2. Creazione di una rete comunitaria

Identifica leader locali: Coinvolgi persone di fiducia e rispettate nella tua comunità per costruire una rete di supporto. Creare gruppi di interesse: Forma gruppi attorno a interessi comuni come giardinaggio, cura degli animali, autoproduzione, ecc., per promuovere legami tra le persone.

3. Sostenibilità e autosufficienza

Progetti di agricoltura comunitaria: Inizia orti comunitari e sistemi di permacultura per garantire cibo fresco e nutriente. Scambio di risorse e competenze: Promuovi un'economia di scambio locale, dove le persone possano scambiare beni e servizi senza l'uso di denaro.

4. Pianificazione e preparazione

Crea un piano d'emergenza: Sviluppa un piano collettivo per affrontare possibili crisi. Includi strategie per l'approvvigionamento alimentare, l'acqua e la salute. Mappatura delle risorse locali: Identifica e documenta le risorse disponibili nella tua area (fonti d'acqua, terre coltivabili, ecc.) e stabilisci relazioni con coloro che possiedono tali risorse.

5. Comunicazione e mobilitazione

Utilizza i social media: Crea gruppi online per condividere informazioni, idee e piani, oltre a mobilitare rapidamente le persone in caso di necessità. Riunioni regolari: Incontra il gruppo con cadenza regolare per discutere progressi, pianificare le prossime mosse e risolvere eventuali conflitti.

6. Sviluppo di un consenso e governance condivisa

Formazione di un consiglio: Stabilire un consiglio di governanza della comunità che rappresenti diverse voci e interessi. Decisionsi consensuali: Favorire un sistema decisionale basato sul consenso per garantire che tutti si sentano ascoltati e coinvolti.

7. Prevenzione dei conflitti

Promuovi la costruzione della comunità: Attività condivise, eventi e progetti comuni possono contribuire a costruire relazioni positive e prevenire conflitti futuri. Consulenze di mediazione: Istituisci un sistema per risolvere le dispute in modo pacifico e costruttivo.

Conclusione

Affrontare un cambiamento radicale nell’ordinamento sociale richiede preparazione, cooperazione e una forte rete comunitaria. Investire nella costruzione di relazioni e nella preparazione collettiva può fornire le basi per una resistenza efficace e una ripartenza in caso di crisi.

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MONOCONTROLLO

TITOLO: MONOCONTROLLO

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Personaggio: Alice

(Alice è sul palco, in un ambiente intimo e leggermente illuminato. Indossa abiti eleganti, ma con un tocco di trasgressione. La sua espressione è ambivalente, tra determinazione e vulnerabilità. Si rivolge al pubblico come se stesse parlando a una confidente.)

Alice: (Sospira) Ciascuno di noi ha i propri segreti, giusto? I desideri più oscuri che ci portiamo dentro, come un fardello che diventa sempre più pesante da sostenere. Ed io… (si ferma un attimo, guarda lontano) ho un segreto che brucia dentro di me, una voglia di possedere, di controllare. (Sorride) E tu, Babybionda, sei la chiave alla mia follia.

Ti prego, ascoltami. Non è solo un gioco. Non si tratta di una semplice avventura o di una notte di passione. Vedi, c’è Luca. (Pausa) Il mio compagno, il mio amore… Eppure, c’è una parte di me che desidera intrappolarlo, farlo mio in un modo che va oltre il fisico. Voglio la sua anima, il suo respiro, ogni suo pensiero. (Si avvicina al bordo del palco)

Ho pensato a te perché… beh, non è solo il tuo aspetto che attira, ma la tua abilità. Tu hai la potenza di creare scompiglio nei cuori, di accendere scintille nei desideri sopiti. Io voglio orchestrare una sinfonia di emozioni e provocazioni, e tu sei il mio primo violino. Ti prego, capisci il mio piano.

(Si ferma, riflette) Immagina: un incontro casuale, un gioco di sguardi, la tua voce che sussurra dolci tentazioni all’orecchio di Luca. Sarai tu a fargli scoprire parti di sé che neppure immagina di avere. E mentre tu lo seduci, io sarò lì, invisibile, a osservare, a dirigere come un puppetero. Perché in fondo, la mia vera soddisfazione non sarà solo sapere che lui è attratto da te, ma che il suo desiderio sarà sempre, in qualche modo, legato a me.

(Torna a riflettere, accarezzando le sue mani) Devo trovarti le parole giuste, Babybionda. Come posso esprimere ciò che ho in mente senza che tu ti senta solamente un oggetto in questo gioco di potere? Voglio che tu sia complice, che tu percepisca l’intensità di ciò che sto cercando di creare. Non si tratta di umiliazione, no. È un elevare il nostro gioco. È un’arte. (Sorride) Sì, un’arte.

(Pausa, mentre guarda il pubblico come se cercasse conferma) Immagina solo per un attimo: mentre lo seduci, io lo osservo. Ogni sua reazione sarà un tassello del mosaico che sto costruendo. Ogni sospiro, ogni occhiata furtiva, sarà il segno che ho piantato un seme di desiderio in lui. Il potere che vorrei esercitare su di lui è come un velo che lo avvolge; invisibile, ma imponente.

(Con passione crescente) E quando arriverà il momento, quando lui sarà pronto a cadere in questa trappola di emozioni intensificate, io sarò lì, a ricompensarlo con la mia presenza. Sarò il suo angelo e il suo diavolo, il suo rifugio e la sua perdita. Lui dovrà capire che non può scappare, che la sua anima è legata alla mia, e tu… tu sarai il ponte fra i suoi desideri e le mie aspettative.

(Pausa, cercando di ritrovare la serenità) Non vorrei che pensassi che sia crudele, che voglio fargli del male. No, Babybionda, non è questo il mio intento. È… una esplorazione consensuale dei confini dell’amore e del desiderio. Un gioco che richiede fiducia. Devo spiegarti tutto questo con delicatezza, ma con ferma determinazione.

(Concludendo, il tono diventa quasi poetico) Insieme, possiamo trasformare questa realtà in una favola oscura in cui i nostri ruoli si intrecciano. Sarai la sirena e io la nave che naufraga, e mentre il mare ci inghiotte, finalmente, scopriremo se l’amore può davvero essere un gioco di potere. Perché non è solo il controllo che cerco, ma la vera essenza di ciò che significa appartenere e possedere. (Fa una pausa) Mi capisci, Babybionda?

(Chiude gli occhi, abbandonandosi ai pensieri, mentre il sipario cala lentamente, lasciando vibrare nell'aria il peso delle sue parole.)

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MONOLOGO

MONOLOGO

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Scena: Una stanza dallo stile moderno ma caldo, con luci soffuse e un divano comodo. Alice, una giovane donna con uno sguardo deciso e intrigante, è seduta su un angolo del divano, con un diario in uno stile casual, come se stesse annotando idee. Si alza e inizia a parlare direttamente al pubblico.

Alice: (Sorridendo, con una nota di mistero nella voce) C'era una volta... No, no, non funziona così. Non è una favola, questo è il mio mondo. E nel mio mondo c'è brama, c’è desiderio... c’è Luca. (Pausa, sguardo pensoso) Non fraintendetemi, lo amo. È dolce, attento, e ha quel modo di farmi ridere che mi fa dimenticare tutto. Ma c'è qualcosa che... manca. Una scintilla, una vibrazione che sembra essersi spenta. E io, beh... io non sono il tipo che si arrende.

(Si alza, impaziente, camminando per la stanza mentre gesticola) È per questo che ho ideato un piano. Un piano audace, un piano che mescola sentimenti e sensualità in una danza di anni di epifanie. (Si ferma, e inizia a bisbigliare) Ho bisogno di una spinta, di un catalizzatore. Ed è qui che entra in gioco... BabyBionda.

(Con entusiasmo crescente) Una sex performer! Ma non solo una performer... è un’artista, una strega di seduzione. L'ho vista sul palco: sicura, provocante, libera. Cosa c’è di meglio di un po' di magia per ravvivare il nostro rapporto? Ma non si tratta solo di rabbrividire. Si tratta di insegnare a Luca a vedere il sesso come un atto di potere, di connessione profonda.

(Le sue parole diventano più vivide, come se stesse dipingendo un quadro) Immagina questo: una serata a casa, luci soffuse, musica che riempie l'aria. BabyBionda, con il suo fascino magnetico, entra in scena. Non sarà solo uno spettacolo, no. Sarà un viaggio, un'esperienza che romperà le barriere di ciò che pensiamo di conoscere sull'amore e sul desiderio. (Sorride furba) E io sarò lì, a osservare come Luca sarà attirato, come la luna che segue il sole.

(Mira un gesto teatrale) Il mio piano? Farlo sentire vulnerabile, esposto ma al contempo stimolato. BabyBionda gli insegnerà a scoprire la gioia di lasciarsi andare, di abbracciare il suo lato più selvaggio. Gli mostrerà che la sottomissione non è debolezza, ma un viaggio verso la vera libertà. Un viaggio che possiamo intraprendere insieme, tessendo un legame indissolubile.

(Si ferma, sguardo penetrante) Alcuni potrebbero dire che è manipolazione. Ma chi è davvero manipolato? È come un gioco di scacchi. Ogni mossa deve essere calcolata, ma l’obiettivo finale è la trasgressione, l’abbandono. Crescere insieme, abbracciare le parti di noi che rifiutiamo. Vogliamo andare oltre la monotonia della routine, giusto?

(Prende un respiro, un pizzico di vulnerabilità) C’è anche paura. Cosa se Luca non fosse aperto a questo? E se la sua fragilità si trasformasse in una barriera tra noi? Ma... (con determinazione) è un rischio che sono disposta a correre. Desidero esplorare le profondità della nostra connessione. La curiosità è ciò che ci tiene vivi, e sono pronta a scavare, a scoprire cosa si nasconde sotto il surface.

(Torna a sedersi, più riflessiva) Cosa sarà alla fine di questa avventura? Non lo so. Ma l’importante è che ci provi. Perché questa esperienza potrebbe rivelarsi un ribaltamento totale delle mie aspettative... o, peggio ancora, un limpido riflesso dei miei timori più profondi. Tuttavia, il vero atto di coraggio è nella volontà di esplorare...

(Sorride, ma i suoi occhi brillano di una luce insolita) E allora, che sia un gioco di seduzione, dove mi prendo ciò che voglio. Non solo Luca, ma anche me stessa. Tra il piacere e la scoperta, tra il potere e la vulnerabilità, voglio vivere ogni attimo come un’opera d’arte. E la mia musa... (un gesto per enfatizzare) sarà BabyBionda, complice di questo viaggio straordinario.

(La luce si affievolisce mentre Alice chiude gli occhi, perdendosi nei suoi pensieri mentre la scena si dissolve in oscurità.)

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ALICE

TITOLO: ALICE

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Personaggi:

Alice, una donna astuta e carismatica, con una mente analitica e determinata. Luca, il suo compagno, un uomo dolce e fiducioso, ma un po’ ingenuo. Scena: Una stanza minimalista, con un grande specchio e una sedia al centro. Alice si trova di fronte allo specchio, parla a se stessa mentre riflette.

Alice: (Guarda il suo riflesso nello specchio, con un sorriso sornione.)

Sai, Alice, a volte mi chiedo come sia possibile che l’amore possa diventare una sorta di gioco. (Pausa) Sì, un gioco. E io ho sempre amato le sfide. Ma non stiamo parlando solo di strategie. Parliamo di sentimenti, di passione, di quel fuoco che arde tra due corpi. Solo che oggi voglio essere io a dare fuoco alla dinamica.

(Scende dalla sedia, camminando avanti e indietro.)

Luca è dolce. Dolce come il miele, se solo fosse un po’ più… malleabile. Ama la sua vita tranquilla, il suo lavoro, le sue passioni. Ma lui non sa che dentro di me c’è una tempesta. E, in un certo senso, voglio che sia lui a tempestare per una volta. (Sorride) Voglio sottometterlo. Non nel senso brutale, no. Ma in un modo che lo intrighi, che lo faccia inginocchiare – non fisicamente, ma sentimentalmente, sessualmente.

(Pausa, si appoggia al tavolo.)

Immagina solo un secondo, Luca che si abbandona ai miei desideri. L’idea di avere il controllo su come lui si sente, su come reagisce. (Si ferma, chiude gli occhi.) Voglio che riesca a leggere i miei pensieri, a sentire le mie emozioni. Senza forzarlo, voglio che sia un gioco che ci coinvolga entrambi, che lo risucchi nel mio mondo di sensazioni aumentate.

(Si rivolge alla sua ombra nello specchio.)

Ma come? La chiave è seduzione, seduzione sottile. Devo iniziare a costruire il mio piano. Prima di tutto, aumenterò il mistero. (Ride) Ogni volta che stiamo insieme, lascerò che faccia solo domande. Risponderò a metà, lasciandolo in uno stato di continua curiosità. Vuole sapere di me? Dovrà lavorare per ottenere ciò che desidera.

(Mentre parla, la sua espressione diventa sempre più intensa.)

Poi, il linguaggio del corpo. Dovrò essere attenta ai segnali. Un tocco leggero sul braccio, un sorriso enigmatico, un sussurro caldo nell'orecchio. Questi piccoli gesti, sussurri d'onde, lo faranno sentire vulnerabile, e allo stesso tempo avvolto in un’aura di desiderio. (Ride di nuovo) Ma non sarà solo l’aspetto fisico, no. Dovrò prendermi il tempo di esplorare le sue emozioni, le sue paure.

(Pausa, si ferma e fissa lo spettatore.)

Voglio che capisca che il vero potere non sta nell’imposizione, ma nel dare. Dare e prendere, in un continuo scambio. Lo farò innamorare di me. Ogni risata sarà un legame, ogni lacrima una chiave per accedere a un’altra parte di lui. Voglio essere il suo rifugio e, allo stesso tempo, la sua trappola.

(Si isola di nuovo, come se stesse ascoltando un pensiero interiore.)

E quando avrà abbassato le difese, quando finalmente sarà in balia dei miei desideri… (Sospira) sarà allora che metterò alla prova le mie intenzioni. Introdurrò l’imprevisto. Giocherò con la sua gelosia. Coinvolgerò qualcun altro, giusto un amico… un complice. Perché voglio vedere come reagisce, voglio vedere se ha la forza di combattere ciò che sente, o se si lascerà trascinare negli abissi dei suoi rapporti.

(Alice si volta bruscamente, come se svegliandosi da un sogno.)

Ma aspetta, Alice. Non è solo un gioco. Potrei sbagliarmi. Potrei danneggiarlo, e non voglio fargli del male; voglio che sia felice. (Sospira) Eppure, in questo caos di desiderio e manipolazione, credo ci sia un equilibrio da trovare. Dovrò partecipare a questo viaggio con autenticità, stando attenta a non oltrepassare il confine tra amore e controllo.

(Torna a guardare la sua immagine, più consapevole.)

Luca… io voglio che tu sia mio. Non per possederti, ma per condividere un potere che ci unisce, che ci trasforma. Per entrambi. In fondo, chiaro che voglio essere l’artefice dell’arte della seduzione, la regista di un amore che sia una danza, dove ogni passo conta, ogni movimento è significativo.

(Chiude gli occhi, un sorriso affiorante.)

Preparati, Luca. Il divertimento sta per cominciare.

(Le luci si spengono lentamente mentre Alice rimane immobile, con un sorriso enigmatico.)

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CONTATTI: GIORGIOVIALI@GMAIL.COM

RECENSIONE

CROLLI VITALI

Recensione di "Crolli Vitali": Un Omaggio a Vitaliano Trevisan

"Crolli Vitali", la nuova pièce teatrale, si presenta come un tributo profondo e complesso al lavoro di Vitaliano Trevisan, scrittore e drammaturgo di grande rilevanza nel panorama teatrale italiano. L'opera, scritta e diretta dalla protagonista stessa, attraversa il mondo esistenziale di un’autrice in crisi, riflettendo sulla solitudine, sull'incomunicabilità e su quanto sia difficile non solo parlare, ma anche ascoltare.

La scena si svolge in un appartamento popolare, le cui pareti bianche e i mobili consumati raccontano una vita di stenti e malinconia. La scelta di uno spazio spoglia e quasi asettico contribuisce a creare un’ambientazione che amplifica il tema della solitudine, facendoci sentire il peso della presenza assente di un autore scomparso, rappresentato dai personaggi in scena.

La protagonista, interpretata con intensità da una bravissima attrice, si oppone alla solitudine, dichiarando in apertura il suo rifiuto di mettere in scena un monologo. Questa affermazione diventa il fulcro del discorso, dove l’assenza dell’Autore, la cui vita e opere sono sapientemente tessute nel dialogo, diventa una presenza ingombrante e necessaria. L’Autore, mai nominato ma sempre percepito, è il filo conduttore di una narrazione che esplora il confine tra vita reale e arte.

Il personaggio di Cecchin, il badante, rappresenta la figura del "servitore", ma anche quella di chi sta in silenzio, assistere senza intervenire. La sua figura, militarmente austera, diventa una sorta di custode delle parole e dei pensieri della protagonista, costretta a confrontarsi con il suo passato e i propri demoni. La sua solo apparente invisibilità, segna l’essenza di un dramma umano profondo, dove il contatto umano è ridotto a gesti quotidiani e assistenziali.

A completare il cast ci sono due personaggi, l’attore e l’attrice, che si muovono in un’alternanza tra il grottesco e il tragico. L’Attore veste i panni di Arlecchino, simbolo di un comico al servizio dei potenti, ma anche di chi cerca disperatamente il riconoscimento e il senso di appartenenza. La Coinquilina, invece, offre una voce femminile che rappresenta le fragilità e le ambizioni di chi vive nell’ombra di persone più potere; una ricerca di spazi e visibilità, che si scontra con la formula convenzionale dell’arte, suggerendo un disperato bisogno di autenticità.

Il testo, denso di riflessioni e di frasi incisive, si snoda come una spirale che progressivamente ci avvolge, facendoci assaporare i colori delle parole e delle esperienze vissute. Il coniugare il ricordo dell’Autore a momenti drammatici e comici, mentre la protagonista ripercorre la propria vita e la propria carriera, offre un mosaico di emozioni che culmina in un’esperienza catartica.

"Crolli Vitali" non è solo un omaggio a Trevisan, ma una profonda ricerca di significati. Ogni personaggio sembra incarnare una parte dell’immenso patrimonio di riflessioni lasciato dall’autore, spingendo il pubblico a interrogarsi sulla propria esistenza e sul proprio rapporto con l’arte. La struttura della pièce, pur dando voce a diversi punti di vista, mantiene una coerenza tematica che arricchisce l’analisi dei rapporti umani e della comunicazione.

In conclusione, "Crolli Vitali" è un'opera che riesce a emozionare e a far riflettere. L’interazione tra drammaticità e comicità, tra il presente e il ricordo, fa di questo spettacolo un'esperienza teatrale memorabile, che merita di essere vista e apprezzata. Attraverso la figura dell’Autore, il lavoro ci invita a riconoscere la bellezza e la complessità delle parole, lasciandoci con la sensazione che anche nel crollo, vi sia sempre spazio per una rinascita.

CROLLI VITALI - 2024

GIORGIO VIALI

VITALIANO TREVISAN

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CROLLI VITALI

TITOLO: CROLLI VITALI

PIECE TEATRALE

SOTTOTITOLO: EPIGRAFE INVOLONTARIA

AUTORE: GIORGIO VIALI

STESURA BOZZA: FEBBRAIO 2023

OMAGGIO A VITALIANO TREVISAN

Personaggi: Liliana (Protagonista) Cecchin (Servitore) Un Attore (Visitatore) Una Attrice (Coinquilina)

Stanza di un Appartamento popolare Pareti bianche. Spoglie. Un Divano bianco a due posti consumato Una Poltrona Singola bianca Un Vaso di Fiori (tulipani bianchi) sfioriti

Protagonista: Non voglio scrivere un monologo. O un soliloquio. O mettere in scena un lavoro monoteatrale. Siamo già così soli al mondo che costringerci ad esserlo anche a Teatro o al Cinema mi pare una condanna insopportabile e ingiusta. Ma certo come recita il proverbio meglio soli che male accompagnati. Certo. Meglio Vivi che Morti. Non sempre. Non è sempre vero. Non voglio essere sola. Non voglio sentirmi sola. Non voglio attori e attrici in scena da soli. Che si sentono soli. Che parlano da soli. Che immaginano da soli. Che straparlano da soli. Non li voglio soli. Non voglio che gli altri li vedano soli. Siamo già tremendamente soli abbastanza. Non che mettere in scena più personaggi assicuri minore solitudine. Come, d'altra parte, mettere in scena un attore o attrice da solo o sola non implica necessariamente la loro solitudine. E non voglio che le Parole si sentano sole.

Abbandonata al momento l'idea di realizzare un Documentario di Interviste, provo a considerare il senso di tradire l'autore con più forza e determinazione. Provare a renderlo definitivamente personaggio e a metterlo in scena. Ma il primo nodo da affrontare, che mi si pone, in questo caso, si tratti di una performance, di uno spettacolo teatrale, di un film o solo di una visione terapeutica, è quello di nominare questo Scrittore, Attore, Sceneggiatore. Di dargli un Nome. Per tradirlo meglio. Per renderlo assente e quindi ancora più presente e definitivo. L'Autore che non ha ancora un Nome ha tradito più volte altri Autori. Ha rubato con tenacia e recidiva più e più volte. Con compiacimento a volte. A volte come tutti inconsapevolmente. A volte con violenza o per sfida. E' diventato dipendente anche da alcuni di loro per qualche tempo. Ed è l'unica dipendenza che ha sviluppato nella sua vita. Considerato che non è diventato dipendente dalla droga e non è diventato o meglio non ha voluto diventare dipendente dal successo. L'Autore, ricordiamolo, ha scritto una piece teatrale su un Uomo politico. E una su un Architetto famoso. Dalle piece si desume chiaramente chi sia l'Uomo politico e l'Architetto ma l'Autore non usa mai il loro Nome.

Autore. Lo chiamerò: Autore Sì potrei. Sì mi piace. Al momento mi pare possa essere una soluzione per tradirlo e sconfessarlo nel migliore dei modi. E Autore sia. Per il momento.

Non posso poi non inserire il Personaggio di Cecchin. Cecchin come sa bene chi conosce l'Autore è un Servitore. Il Servitore. Una Maschera. Cecchin veste in modo militare. Con pantaloni da lavoro non nuovi, usati e di vecchio taglio, con tasche e tasconi sia sui pantaloni sia sulla giacca. Di poche parole. In tasca ha un coltello. Mangia in modo ascetico. Perlopiù banane e latte. Socratico. Il suo compito è quello di far nascere negli altri pensieri e riflessioni. O di permettere a questi pensieri e riflessioni di diventare parole. Oppure il compito di stare vicino a qualcuno o qualcuna. Semplice vicinanza o convivenza asettica. Ma fisica. Cecchin sarà in scena con il protagonista o la protagonista.

Entra in scena Cecchin. Così come descritto.

Protagonista: Cecchin, per cortesia, prepari lo zaino con lo stretto indispensabile?

Cecchin: Certo

Protagonista: Ed il protagonista? Chi può essere? Non ho via di scampo. La protagonista di questa performance non posso che essere io. Se voglio seguire le tracce dell'Autore non posso tirarmi indietro. Nascondermi. Devo entrare in scena personalmente. Io. Non posso che essere io la protagonista di questa piece teatrale. L'Autore è Maschio. Io sono Femmina. Per quanto questo voglia dire. Si vedrà. Nella performance non posso che essere quello che sono. Non posso non portare in scena me stessa. Vivo. Scrivo. Dirigo. A volte Riprendo. A volte mi si chiede di scegliere un Punto di Vista.

Non posso e non voglio chiamarlo Maestro. Non posso e non voglio. Non c'è un legame emotivo. Non voglio che ci sia. Ma Maestro sarebbe un bel modo per metterlo ancora di più in scena. Il Maestro. Il mio Maestro. Quanti Maestri ho avuto nella mia vita? Quanti Maestri abbiamo tutti noi seppellito, dopo averli affrontati spesso con un corpo a corpo? E questo Maestro pretende ed esige più di altri un corpo a corpo definitivo. Ne ho ancora le forze? Ha ancora un senso un altro corpo a corpo? Per il momento teniamo Autore. Autore o Maestro, in ogni caso un Male Necessario.

Campanello

Protagonista: Cecchin per cortesia vada a vedere.

Cecchin esce di scena Rientrano l'Attore e Cecchin. L'Attore è vestito da Arlecchino. Cecchin ritorna a sistemare lo zaino.

Attore: Sono contento d'averti trovata. Non ti ho svegliata? Non stavi dormendo?

Protagonista: No. Dormo poco alla mattina.

Attore: Sono in scena in questo periodo. Arlecchino come vedi. Per tutto Carnevale. Dopo Carnevale dovrò interpretare Creonte.

Ho bisogno di te. Ho bisogno di qualche indicazione.

Musica che arriva da fuori scena. Se perdo te di Patty Pravo. Entra in scena l'Attrice coinquilina. Sta ascoltando la canzone sul cellulare. Mette in pausa la canzone.

Attrice: C'è qualcosa di commestibile in casa? O al solito non c'è niente? Hai dormito? Com'è andata la notte?

Rivolta a Cecchin: Buongiorno Cecchin Ha chiesto lo Zaino anche oggi?

Cecchin: Rivolta all'Attrice: Sì. Lo sto preparando. Ha dormito come sempre. Le solito quattro ore scarse. Non c'è niente da mangiare in casa. Come al solito.

Attrice esce di scena e rientra in scena con una tazzina con un infuso. Si siede accanto alla Protagonista. Sorseggia il suo Infuso. Fa partire di nuovo Se Perdo te. Solo l'inizio della canzone. Poi passa ad ascoltare l'inizio di Ragazzo Triste e l'inizio di La Bambola.

Attrice: Cecchin, per cortesia, chieda all'ospite se sta giocando ancora con le maschere?

Attore: Cecchin, per cortesia, chieda all'Attrice qui presente come ha fatto a passare dal Teatro sperimentale a Instagram Tiktok e OnlyFans?

Protagonista: Basta così! Sul Set o a Teatro faccio quello che mi dicono di fare. E sempre il meno possibile.

Cecchin esce di scena e rientra con un piano da stiro e un ferro da stiro. Inizia a stirare alcuni capi della Protagonista.

Attore si alza in piedi. Un foglio in mano.

Attore: Rivolto alla Protagonista: Ascolta. In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello...

Senti Non funziona Non ha un senso Non riesco a dargli un senso Non ha una sua forza O forse non è questione di Forza

L'Attore si siede

Protagonista: Ecco adesso dovrei cercare di ricordare le compagnie aeree con cui ho volato nella mia vita. Chiedere a Cecchin di ricordarmi con che compagnia ho volato quella volta che sono andata in Turchia? Oppure potrei elencare i Lavori che ho fatto. In omaggio all'Autore. Primo Lavoro? Ho lavorato in Conceria un paio di estati durante gli anni del Liceo. Solo che sono stato io a chiedere a mio padre di trovarmi un lavoro per l'estate. E non avevo una bicicletta da comprare. E di certo, anche avessi avuto una bicicletta da donna, mi sarebbe andata più che bene. Primo Lavoro vero e proprio? In una Cooperativa di disabili psichici. Di Matti. Non ho, al momento, sperimentato, come l'Autore, un Ricovero. Ma ci ho lavorato con i Matti. Poi. A caso. Ho lavorato come Grafica in una azienda Meccanica. Ho insegnato in un doposcuola di bambini extracomunitari. Ho lavorato come Portiere di notte in un Hotel di Vicenza. L'Hotel dove ha soggiornato la troupe di Matteo Garrone durante le riprese di Primo Amore. Dove ho incontrato il mio prima suicida. Un cliente impiccato in una stanza d'Hotel. Che ho trovato io. Una notte di molti anni fa. Ho scritto per una Rivista e collaborato per la Radio svizzera. Ho fatto la Rilevatrice per l'Istat per diversi anni e ho percorso e viaggiato per un territorio diffuso che ho conosciuto a fondo. All'aperto per giorni e giorni. Per lo più a piedi o in bicicletta. Ho lavorato come Informatica. Vari lavori occasionali per alcuni Comuni. Come raccogliere domande e formalizzare pratiche per l'assegnazione delle Case Popolari. Ho fatto la Fame. Per alcuni periodi della mia vita mi sono ritrovata completamente povera. Senza lavoro. Senza pane quotidiano. Una volta finite le riserve, quando non sarò più in grado di pagare le bollette, quanto resisterò in casa dopo che mi avranno tagliato luce, acqua e gas? Poi ho ripreso a fare la Portiere di notte. Una Stagione estiva al mare, Una stagione estiva in Montagna. Ho fatto la Fotografa in un villaggio turistico a Jesolo. Ho lavorato e lavoro nella Sicurezza. Per aziende private. Ho passato e passo notti e notti a guardare Monitor. A scandagliare Schermi di decine di telecamere di VideoSorveglianza. Dimenticavo. Ho fatto il Lavapiatti. In un paio di Ristoranti. La Cucina è l'ambiente più brutto e fascista che ho mai sperimentato. Il luogo in cui mi sono confrontata con il Potere assoluto del Monarca/Cuoco. In Cucina il Potere dello Chef è Assoluto. L’altra sera ero in un autogrill e pensavo che per un periodo potrei fare la barista di Autogrill. Un lavoro di quel tipo, senza grandi responsabilità.

Cecchin: Ricorderei anche che Lei è stata in Carcere. Tra le altre cose.

Protagonista: Non è un Lavoro Cecchin.

Cecchin: La macchina fotografica lo porta via? La metto nello Zaino?

Protagonista: Il Mondo delle immagini da anni è saturo. Il Mondo delle Parole è ancora vitale. Anche il Mondo del Cinema è in affanno. Mentre il Teatro sembra ancora voler sopravvivere. Dopo esser stato dato per morto per l'ennesima volta. Mi piace rubare. Impunemente. Sì Cecchin metta le batterie a caricare e poi metta batterie e macchina fotografica nello zaino. Grazie.

Protagonista: Inseguo l'Autore ormai da un anno. Da quando si è tolto la vita. Scrivendo una pagina scontata e prevedibile nella sua esistenza. Ma essere prevedibile non è in alcun modo un difetto. Forse più che prevedibile l'Autore ha dimostrato di essere coerente. Mi disturba innanzitutto non sapere e non conoscere i dettagli del Suicidio. L'Autore aveva iniziato anni fa una ricerca e una catalogazione dei Suicidi avvenuti in Veneto. Ricerca che aveva poi dovuto abbandonare per mancanza di dati. Dati che anche nel suo caso non abbiamo. Per una qualche sorta di pudore immotivata e morale. Come si è suicidato? Con dei farmaci? Degli psicofarmaci? E' stata una scelta consapevole? Il suicidio è stato lucido o un accadimento per accumulo momentaneo di desolazione? Vorrei sapere. In modo semplice e chiaro. Lo seguo come un fantasma. Anche se ormai è morto. Ho una predilezione per Compiti che vanno eseguiti e che nessuno si prende la briga di eseguire. Ho una predilezione per occupare solo spazi privati, sociali e politici, che nessun altro occupa e che rimangono vuoti. E dovrebbero invece essere riempiti.

Protagonista: La parte perfetta per l'Autore. Che non c'è più. So bene cosa direbbe l'Autore a questo Attore. Di fare un Viaggio. Non una vacanza. Un Viaggio. Di imparare a camminare. Non a passeggiare. A camminare. A camminare in viaggio. Magari in Nigeria. A novembre io vado in Africa. Lì mi trovo bene, ho degli amici: sono pragmatici, essenziali. Lì hanno problemi seri, non c’è tempo per masturbazioni mentali. Prima di accostarsi a parole come quelle di Creonte. Di fare esperienza dei Cannibali. Ma un Viaggio non ci può essere ordinato o consigliato.

Proviamo a partire dalle Parole. Il Viaggio, poi, in caso, arriverà.

Protagonista: Rivolta all'Attore Tutto inizia dalle parole. Dalla constatazione e dalla consapevolezza che le parole hanno una propria dignità. Non devono essere tradite, non devono essere sfruttate, non devono essere travisate, non devono essere evocate senza motivo, non devono essere maltrattate, non devono essere comprate e vendute, non devono essere usate, devono essere scritte o pronunciate con attenzione, con cura e rispetto. Devono essere lette con attenzione, cura e rispetto. Per uno scrittore il rispetto per se stesso , per gli altri, per una comunità, passa per il rispetto che lui per primo ha per i suoi strumenti di lavoro: le parole. Lo stesso per un Attore o un'Attrice. Le parole sanno ricambiare. Le parole possono tradire, abbandonare, sconvolgere, violare quando non rispettate. Le parole sanno risplendere e illuminare. Sanno consolare e abbracciare. Sanno accudire e riscaldare. Sanno starci vicino e prenderci per mano. Mostrarci la via. Indicarci il Bene. Aprirci la Mente e il Cuore. Quest'ultima parte decisamente non sarebbe piaciuta all'Autore. No. Decisamente no.

All'Attore: Riprova Libera la tua mente da qualsiasi pensiero Concentrati sulle singole parole che stai leggendo Dai attenzione e cura ad ogni singola parola Trova un ritmo e un tempo Non preoccuparti del Personaggio Ci sono le Parole. Le Parole bastano In piedi Posizione ferma e immobile Se ti è utile stringi una mano a pugno

Attore si alza in piedi. Fa vedere che stringe una mano a pugno. Posizione ferma e sicura. Legge:

In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello che, tornato dall'esilio, bruciare volle la patria e degli dèi gli altari, si dissetò con il fraterno sangue e in schiavitù cercò di assoggettarci, contro di lui il bando è proclamato: che nessuno di lui pianga la morte né onori il corpo, insepolto dovrà restare, preda di uccelli e di cani. Così ragiono. Mai avverrà che i probi ricevan onori dai giusti.

Bene. Meglio. Non ancora perfetto. Si siede e rimugina per conto suo.

Attrice: Come sta andando il tuo Corpo a Corpo? Il tuo Breakdown si avvicina? E' invitabile. Lo sai? Questi appunti cosa sono?

Attrice prende un foglio e legge:

Poi c’è F, 19 anni, biondo, occhi azzurri, frangia sugli occhi, rapper maledetto che ha tentato il suicidio, e ora è dentro per uso di sostanze stupefacenti e alcol, con cui lego, chiacchiero di musica, e mi metto d’accordo per una session post prigionia. E G., 23 anni, anche lei bionda, pelle bianchissima, alta, slanciata, bellissime mani che tremano, e bellissimo viso dell’est dagli zigomi alti, tipico di questi luoghi, fresca di tre giorni di rianimazione dopo un tentato suicidio.

Prende un altro foglio e legge: La cosa che resta da dire è che i ricoverati, tutti i ricoverati, a prescindere da sesso e religione, hanno in comune una cosa: sono tutti, ripeto tutti italiani, di classe proletaria e sottoproletaria. E sono bianchi. Perché c’è poco da fare o da dire: è il proletariato e il sottoproletariato italiano bianco, oggi, a rappresentare la classe sociale meno protetta di tutte, la meno vista di tutte. Agli italiani bianchi di classe sociale inferiore, l’assistenza sociale di stato può espropriare i bambini, mentre la psichiatria di stato, dal canto suo, può internare a colpi di Aso e Tso, e trattare ogni cosa a forza di psicofarmaci.

Ma come fai ad occuparti di questo Maiale? Proprio non lo capisco. Cosa ti affascina? O cosa ti spaventa? Qual'è il punto? Hai qualcosa in comune con questo Misogino, Violento, Fascista. Labile. Introverso. Asociale. Stronzo. Puttaniere. Una Bestia fuori tempo e fuori luogo. Fuori di testa. Venale. Scriveva sempre e solo se veniva pagato. Ha sfruttato anche il suo ricovero in Psichiatria per farsi pagare. Racconterà questa esperienza drammatica in un libro o in un testo teatrale? Pensavo a un articolo, se ben pagato. Sono passate un paio di settimane. Lo shock è riassorbito. Sto scrivendo un reportage, come fossi stato non un paziente, ma un inviato speciale in incognito. Inviato speciale? L'hanno lasciato andare. Dovevano tenerlo rinchiuso. Buttare la chiave. Tra l'altro sarebbe ancora vivo. La sua è una scrittura sintetica. Nel doppio senso di scrittura definita da psicofarmaci e nel senso di scrittura che non ha niente di umano. Spacciatore e Tossico. E' solo un caso che non sia morto per droga o che non sia diventato un assassino o un barbone. Le sue due possibili oscillazioni. Con le sue parole infettive. Ha ammorbato il nostro presente. Ipotecato parte del nostro futuro. Serve un antidoto e un vaccino per scardinare le barricate semantiche che questo impostore ha messo in atto. Farà danni. Molti danni. Con il lascito ingombrante di luoghi comuni che ci ha lasciato. Nordest Periferia Diffusa Congestione.

Dai non te la prendere. Esagero.

Protagonista: Sono stato a dei colloqui di lavoro per operatrice ecologica. Non mi hanno presa. Questo è un lavoro di pulizia? Mi devo occupare di riciclare o smaltire rifiuti ingombranti? O mi è chiesto di esprimere per l'ennesima volta una pietà che comincio a non avere più? Voglio un Colpo di Scena. Per l'Autore un Colpo di Scena è un Sacrilegio. Una profanazione. Ma noi siamo abituati ai nostri sconfinamenti. Siamo abituati a fallire. Vogliamo fallire. E l'Autore che è in noi dobbiamo metterlo alla prova. Capire quanto è forte. Quanto ci ha irretito. Quanto ci domina e ci sottomette. Fino a che punto. Se ci sarà un senso di colpa. Se ci rialzeremo dopo essersi inabissati in questo abisso perverso di amore assoluto per le parole e ossessioni paesaggistiche orgiastiche. Dionisiache e apollinee. Un Colpo di Scena narrativo. Drammatico. Edificante. Educativo. Eccolo.

La Scena all'improvviso si oscura completamente. Tutto buio. Buio e silenzio. Per una decina di secondi. La luce ritorna. La stanza in cui siamo si è rimpicciolita. La protagonista, cioè io, indossa una tuta da ginnastica un po' macchiata. Grigia. Tuta da ginnastica anche per la mia coinquilina. Ma rosa pallido. L'Attore, in tuta blu scura, recita ad alta voce parole sconnesse. Che sembrano uscite da una Tragedia. Cecchin (indica Cecchin) indossa un camice da infermiere e si avvicina con un vassoio in mano. Nel vassoio un bicchiere di plastica pieno d'acqua e un blister con dei farmaci. Prendo delle pillole e bevo un bicchiere d'acqua. La protagonista mima l'azione di prendere le pillole e di bere un bicchier d'acqua. Non siamo in un appartamento. In una abitazione privata. Siamo in un reparto di Psichiatria. Ed io vi sono rinchiusa. Potrebbe succedere. Ma se succederà sarà solo per evitare che ci vada qualcun altro. In fondo meglio io. Che potrei sopportare. Che qualche altra anima fragile. Non ho ancora trovato il tempo di andare sulla Tomba dell'Autore. Non ho trovato il tempo Sepolto e abbandonato in un piccolo loculo di un cimitero vicentino. Autore abituato ad abitare e scrivere di spazi architettonici anche sepolcrali di ben altro stampo e foggia. Il destino ci riserva quello che si spetta. E quell'umile loculo proletario sembra fatto su misura per lui. Lo lascino riposare dov'è.

Volenti o nolenti qualcosa ci sopravvive. Per quanta attenzione si faccia ad andarsene senza lasciare tracce ingombranti. E gli altri possono fare ciò che vogliono dei nostri resti. E gli altri faranno ciò che vogliono con i nostri resti. Non ci sono usi impropri. Non c'è appropriazione o furto. Si può essere anche fotografici, drammaturgici, addirittura cinematografici; ma l’essenziale, anche qui è un Non, nel senso di Non-Didascalici.

Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Adesso lo vedo. Tutto quello che ho detto e scritto non ha un senso. Devo prendere atto dell'ennesimo fallimento. E ricominciare. Sempre che invece la soluzione non stia nel sospendere questo insensato ricominciare. Sempre che invece la soluzione stia non nel compiacersi nello scrivere ma scrivere solo su richiesta. Solo su committenza. Mai scritto niente per me stesso, neanche la lista della spesa.

Attore: Grazie delle indicazioni. Adesso devo andare Ho le prove.

L'Attore sta per uscire. Si ferma prima di uscire di Scena. E dice: Devi scrivere qualcosa per me Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa per me. Lo farai? Ti saluto

L'Attore esce di scena.

Protagonista: Ecco. Si riceve quel che si chiede. Pensare che possa scrivere un testo teatrale essendo andato al teatro solo una volta da adolescente. L'Autore, sì sempre l'Autore, in un'intervista: un Arlecchino Servitore di due Padroni potrebbe essere oggi un separato precario e povero che ha bisogno di guadagnare e un lavoro precario non gli è sufficiente. Partire da qui. Il nostro Arlecchino è uno scrittore separato precario. Questo nostro scrittore precario trova un lavoro precario per un uomo Politico di estrema Destra. Deve scriverne i testi durante la campagna elettorale. Ma i soldi che guadagna non gli bastano per pagare la ex moglie e il mantenimento dei figli. Il nostro Scrittore è in difficoltà. E quando un altro Politico, questa volta di estrema Sinistra, gli chiede se è disponibile a scrivere i testi per la sua campagna elettorale accetta. Il resto da sviluppare. Un Arlecchino servitore di due padroni. Di due Politici. L'Autore non ha mai scritto niente per la Politica. Ma immagino, rigoroso com'era, che se un Politico gli avesse chiesto di scrivere per lui, ben pagato, l'avrebbe presa come una sfida e l'avrebbe fatto. Devo trovare un Ruolo per Cecchin. Cecchin BodyGuard di entrambi i Politici.

L'Attrice: Prima che per Lui devi scrivere per Me Te l'ho chiesto per prima Ed io sono tua Amica Oltre che coinquilina Che ti sopporta Ti sono sempre stata vicina Sono stanca e umiliata di dover recitare sempre e solo come comparsa.

Protagonista: Io penso che la donna sia meschina, e io non faccio eccezione. E’ difficile essermi amica o amante, non a caso non ho nessun amico o amica o amante di lunga data. Io tengo nota di tutto. E non perdono niente. L'Autore deve esserci in questa piece. Senza nominarlo. L'Autore. E le sue Donne. L'Autore e un Libro ossessivo sulle Donne che ha frequentato Sul Sesso fatto con queste Donne Titolo: Fucks

Una piece femminile Con un solo personaggio maschile: Cecchin. Ambientato in un Hotel. Cecchin Portiere di Notte. Con un bel completo blu. Camicia bianca. Cravatta blu.

Una ex compagna dell'Autore, viene in possesso di un libro d'appunti dell'Autore. In questo libro l'Autore in modo preciso ed ossessivo ha preso nota di tutti i rapporti sessuali parziali o completi che ha avuto. In vista di scriverne un Libro dal titolo Fucks. E' venuta in possesso del libro in modo fortuito. L'autore avevo deciso di distruggerlo. La Donna ha letto il libro. Letto e riletto soprattutto la descrizione dei rapporti sessuali che lei ha avuto con l'Autore. Nella categoria Rapporti Ordinari. Nel libro non ci sono Nomi. Solo date e descrizioni accurate dei rapporti sessuali. Raramente dei preliminari. Non c'erano preliminari con l'Autore. Solo scopate. Di vario genere. La Donna contatta altre due donne che sa essere state compagne dell'Autore. Inserite nella Categoria Rapporti ExtraOrdinari. E chiede loro di incontrarle. In un Hotel. Discreto. Prenota a loro nome una stanza. La piece teatrale inizia con Tre Donne in scena in una stanza d'Hotel nel momento in cui si incontrano. Tre personaggi femminili. Un personaggio maschile: Cecchin Portiere di notte dell'Hotel dove le protagoniste soggiornano

Attrice: Vorrei stare in scena senza fare praticamente niente. Proprio niente. Un paio di battute. Per il resto Farmi i cazzi miei in scena. Ed essere comunque pagata. Bene. Magari, se me la sento, farmi un pianto. In scena. O dare di matto. O abbracciare uno dei personaggi. Non Recitare. Partecipare ad un happening. Si può fare?

Cecchin ha finito di preparare lo Zaino. Lo porge alla Protagonista che lo prende.

Cecchin: Tempo di andare al Lavoro.

La luce in scena si spegne.

L'Attrice nel Buio: Non Readings ma Opere Teatrali in scena e fa una discreta tournée, ha un riscontro economico più rapido.

TITOLO: CROLLI VITALI

PIECE TEATRALE

SOTTOTITOLO: EPIGRAFE INVOLONTARIA

AUTORE: GIORGIO VIALI

STESURA BOZZA: FEBBRAIO 2023

CONTATTI: GIORGIOVIALI@GMAIL.COM