ANTIGONE - ANTISTATO - GIORGIO VIALI
I brand commerciali, affamati di profitto, hanno steso le loro mani avide anche sul sacro. La mitologia, quell'immenso patrimonio di storie e archetipi che per millenni ha nutrito l'anima umana, è diventata merce. Zeus, Ercole, Persefone: trasformati in loghi, stampati su magliette, ridotti a simboli vuoti, svuotati del loro potere originario. La forza dirompente del mito, la sua capacità salvifica e guaritrice, si è dileguata, sacrificata sull'altare del consumo.
È un'appropriazione indebita, un furto di beni comuni, un'altra pietra sopra il nostro già precario equilibrio. Siamo sempre più poveri, non solo economicamente, ma anche spiritualmente. Ci hanno privati del conforto, degli strumenti che ci permettono di elaborare il lutto, la disperazione, la sventura; ci hanno rubato i miti, che altro non sono che mappe dell’animo umano, bussole per navigare nelle tempeste della vita.
Queste narrazioni ancestrali, queste metafore potenti, avrebbero dovuto rimanere affilate come bisturi, capaci di incidere profondamente nella carne viva delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, delle nostre convinzioni. Avrebbero dovuto sezionare idee preconcette, pregiudizi radicati, luoghi comuni sterili. Invece, sono diventate armi spuntate, usurate, svuotate del loro significato, esposte in vetrina come souvenir di una spiritualità ormai scomparsa.
Dobbiamo ribellarci a questa spoliazione. Dobbiamo rivendicare il nostro diritto a questi beni comuni: la mitologia, ma anche l'arte, la cultura, il teatro, la danza. Sono eredità collettive, patrimonio dell'umanità, e non possono essere ridotte a strumenti di marketing, a oggetti da consumare e poi gettare. La loro riappropriazione è una lotta per la nostra stessa sopravvivenza, una battaglia per la preservazione della nostra anima. Dobbiamo riaffilare quei bisturi, restituire ai miti il loro potere, la loro forza, la loro capacità di guarire. Solo così potremmo, forse, iniziare a riparare il profondo danno inflitto al nostro spirito.