ANTIGONE

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ANTIGONE - ANTISTATO - GIORGIO VIALI

I brand commerciali, affamati di profitto, hanno steso le loro mani avide anche sul sacro. La mitologia, quell'immenso patrimonio di storie e archetipi che per millenni ha nutrito l'anima umana, è diventata merce. Zeus, Ercole, Persefone: trasformati in loghi, stampati su magliette, ridotti a simboli vuoti, svuotati del loro potere originario. La forza dirompente del mito, la sua capacità salvifica e guaritrice, si è dileguata, sacrificata sull'altare del consumo.

È un'appropriazione indebita, un furto di beni comuni, un'altra pietra sopra il nostro già precario equilibrio. Siamo sempre più poveri, non solo economicamente, ma anche spiritualmente. Ci hanno privati del conforto, degli strumenti che ci permettono di elaborare il lutto, la disperazione, la sventura; ci hanno rubato i miti, che altro non sono che mappe dell’animo umano, bussole per navigare nelle tempeste della vita.

Queste narrazioni ancestrali, queste metafore potenti, avrebbero dovuto rimanere affilate come bisturi, capaci di incidere profondamente nella carne viva delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, delle nostre convinzioni. Avrebbero dovuto sezionare idee preconcette, pregiudizi radicati, luoghi comuni sterili. Invece, sono diventate armi spuntate, usurate, svuotate del loro significato, esposte in vetrina come souvenir di una spiritualità ormai scomparsa.

Dobbiamo ribellarci a questa spoliazione. Dobbiamo rivendicare il nostro diritto a questi beni comuni: la mitologia, ma anche l'arte, la cultura, il teatro, la danza. Sono eredità collettive, patrimonio dell'umanità, e non possono essere ridotte a strumenti di marketing, a oggetti da consumare e poi gettare. La loro riappropriazione è una lotta per la nostra stessa sopravvivenza, una battaglia per la preservazione della nostra anima. Dobbiamo riaffilare quei bisturi, restituire ai miti il loro potere, la loro forza, la loro capacità di guarire. Solo così potremmo, forse, iniziare a riparare il profondo danno inflitto al nostro spirito.

ANTISTATO

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ANTISTATO DI GIORGIO VIALI

Il poster di Antistato è un omaggio al film I Cannibali di Liliana Cavani. Antistato e Antigone.

Oggi, in un’epoca in cui il consumismo sembra prevalere su ogni altra forma di espressione culturale, i brand commerciali si stanno appropriando della mitologia, un patrimonio di significati e simboli che ha accompagnato l’umanità sin dai suoi albori. I miti, un tempo strumenti di comprensione e di guarigione, vengono sfruttati per scopi puramente commerciali, ridotti a semplici slogan pubblicitari o a mascotte di prodotti. In questo processo, perdono la loro forza dirompente e salvifica, diventando mere ombre di ciò che erano.

La mitologia, con la sua capacità di narrare l'esperienza umana, di affrontare la vita e la morte, la speranza e la disperazione, viene svuotata del suo significato profondo. I miti, in questo contesto, diventano oggetti di consumo, privati della loro potenza di trasformazione. In un mondo sempre più precario e impoverito, ci troviamo a vivere in un’epoca in cui anche gli strumenti per elaborare il lutto, la disperazione e le sventure ci vengono sottratti.

Questi strumenti, un tempo parte integrante della nostra vita collettiva, sono ora relegati a un ruolo secondario, mentre le narrazioni commerciali le sostituiscono. I miti dovrebbero essere, invece, affilati come bisturi, pronti a incidere la carne delle emozioni e dei sentimenti, a svelare idee e pregiudizi, a smantellare i luoghi comuni che ci avvolgono. Dovrebbero servire a esplorare la nostra umanità, a guidarci nei momenti difficili, a illuminare la nostra strada nelle tenebre.

In questa lotta per il recupero dei beni comuni, è fondamentale riappropriarci di questi strumenti di resilienza e guarigione. L'arte, la cultura, il teatro e la danza non sono solo forme di intrattenimento, ma veri e propri beni comuni che appartengono a tutti noi. Sono le chiavi per riscoprire la bellezza del nostro vivere e per affrontare le sfide quotidiane.

Dobbiamo lottare per restituire ai miti la loro spinta vitale, per ridar loro la capacità di ferire e guarire, di farci riflettere e crescere. In un’epoca in cui tutto sembra svanire nella superficialità del consumo, è nostro compito rivendicare la potenza dei miti e riportarli al centro della nostra esistenza. Solo così potremo sperare di ritrovare la forza di affrontare le difficoltà della vita con una nuova consapevolezza e un rinnovato senso di comunità.

MONOTEATRO

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MONOTEATRO di GIORGIO VIALI

PERFORMANCE, TEATRO, SOCIAL MEDIA

UN'IDEA DI GIORGIO VIALI

WWW.MONOTEATRO.LIVE

CONTATTI: giorgioviali@gmail.com

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CALVINO

EURIDICE STREAM

STUDIO PER EURIDICE STREAM

TESTO RIELABORATO DI CALVINO

AUTORE IBRIDO

GIORGIO VIALI

Avete vinto voi, che state all’esterno, e avete riscritto le storie a modo vostro, costringendoci, noi che viviamo dentro, a ricoprire il ruolo delle potenze oscure e della morte. E il nome che ci avete dato, Inferi, è carico di un sinistro significato. Certo, se nessuno ricorderà mai più cosa sia davvero accaduto tra di noi, tra Euridice e Orfeo e me, Plutone, quel racconto distorto dalla vostra narrazione, se davvero nessuno si ricorderà che Euridice era parte di noi e che non aveva mai messo piede sulla superficie della Terra prima che Orfeo la rapisse con le sue melodie ingannevoli, allora il nostro sogno di trasformare la Terra in un organismo vivo sarà completamente perduto. Già, quasi nessuno si ricorda più cosa significasse dare vita alla Terra: non quello che pensate voi, soddisfatti del velo di vita che si è posato lungo il confine tra terra, acqua e aria. Io desideravo che la vita si diffondesse dal cuore della Terra, si espandesse in sfere concentriche, circolasse tra metalli fluidi e solidi. Questo era il sogno di Plutone. Solo così la Terra sarebbe diventata un enorme organismo vivente; solo così avremmo evitato questa condizione di precario esilio in cui la vita è costretta a muoversi, sottoposta al peso opaco di una palla di pietra inanimata sotto di sé e al vuoto sopra.

Dentro la Terra, le cose non sono solide come pensate: è discontinua, composta da strati sovrapposti di densità diverse, fino al nucleo di ferro e nichel, che è anch’esso un sistema di nuclei concentrici, ognuno in movimento separato rispetto all’altro. Voi vi definite "terrestri", ma in realtà siete extraterrestri, gente che vive all’esterno: chi vive dentro è terrestre, come me e come Euridice, fino al giorno in cui me l’avete portata via, ingannandola, nel vostro desolato "fuori".

Il regno di Plutone è questo: io sono sempre vissuto qui dentro, con Euridice prima e da solo poi, in una di queste terre interne. Un cielo di pietra ruotava sopra le nostre teste, più limpido del vostro, attraversato da nuvole, dove si accumulavano sospensioni di cromo e magnesio. A volte, il buio era solcato da linee di metallo incandescente, non fulmini, ma un metallo che scorre attraverso vene. Consideravamo terra la sfera su cui ci muovevamo e cielo la sfera che la circonda. Ma per noi queste distinzioni erano sempre provvisorie e arbitrarie, poiché la consistenza degli elementi cambiava continuamente. A un certo punto, ci accorgevamo che il nostro cielo era duro e che la terra era viscosa, mossa da vortici pulsanti di bolle gassose. Cercavo di approfittare delle colate di materiali pesanti per avvicinarmi al vero centro della Terra, al nucleo che è il centro di ogni centro, guidando Euridice nella discesa. Ma ogni apertura verso l'interno portava via altro materiale e costringeva a risalire verso la superficie; talvolta, mentre sprofondavamo, eravamo avvolti dall’ondata che risaliva verso strati superiori e ci avvolgeva in un abbraccio.

Così, ci ritrovavamo sostenuti da un altro suolo e protetti da un altro cielo di pietra, senza sapere se eravamo più in alto o in basso rispetto al punto di partenza. Quando Euridice vedeva il metallo di un nuovo cielo farsi fluido, si lasciava prendere dall’istinto di volare. Si lanciava verso l’alto, attraversando i cieli come nuotando, aggrappandosi alle stalattiti sospese. Io la seguivo, sia per divertirla sia per ricordarle di riprendere il nostro cammino. Anche Euridice sapeva che dovevamo tendere al centro della Terra. Solo raggiungendo quel centro avremmo potuto chiamare il pianeta nostro. Eravamo i progenitori della vita terrestre e dovevamo cominciare a rendere vivente la Terra dal suo nucleo, irradiare la nostra esistenza in tutto il globo. La vita terrestre, da noi, voleva dire avere radici nella Terra; non a ciò che emerge dalla superficie, che voi biste di chiamare vita, mentre è solo una muffa che si espande sulla corteccia rugosa della mela.

Sotto i cieli di basalto, già immaginavamo le città plutoniche che avremmo fondato, circondate da mura di diaspro, città sferiche e concentriche, che navigano su oceani di mercurio, attraversate da fiumi di lava incandescente. Avremmo creato un corpo vivente, una città-macchina che avrebbe occupato ogni angolo del globo.

Era il regno della diversità e della totalità, che doveva originare da quelle mescolanze e vibrazioni: un regno di silenzio e musica. Vibrazioni continue, che si propagano a velocità diverse a seconda delle profondità e delle discontinuità dei materiali, avrebbero increspato il nostro grande silenzio, trasformandolo nella musica incessante del mondo, nell’armonia delle voci profonde degli elementi. Questo per dirvi quanto sia sbagliato il vostro cammino, la vostra esistenza, dove lavoro e piacere sono in conflitto, dove musica e rumore non si fondono; per dirvi come fosse chiaro fin da allora che il canto di Orfeo non era altro che un simbolo di questo mondo parziale e diviso. Perché Euridice cadde nella trappola? Apparteneva completamente al nostro mondo, ma la sua natura incantata la portava verso ogni forma di sospensione; e appena le era concessa la libertà di librarsi, saltare, scalare camini vulcanici, la si vedeva muoversi in torsioni e danze.

I passaggi tra i diversi strati della Terra la affascinavano. Ho detto che la Terra è composta da strati sovrapposti, come le bucce di una cipolla gigante, e che ogni strato conduce a uno superiore, fino a quel tetto estremo, dove la Terra cessa di essere Terra e tutto il "dentro" resta al di qua, mentre al di là c’è solo il "fuori". Per noi, quel confine era qualcosa di ignoto, ma presente: ci rendeva ansiosi, persino temerari. Era dove finiva la Terra e cominciava il vuoto, un'idea che non potevamo nemmeno immaginare, e ciò che sentivamo al riguardo evocava un'angoscia profonda.

Seguendo Euridice, ci siamo infilati nella gola di un vulcano spento. Sopra di noi, una cavità si apriva come un cratere, grigia e rugosa, simile ai paesaggi che conoscevamo. Ma ciò che ci colpì fu che lì la Terra finiva; non ricominciava a gravare su se stessa, ma quello spazio iniziava un’aria leggerissima e vibrante. Furono queste vibrazioni a distrarre Euridice, così diverse da quelle lente del granito e del basalto. Qui, i suoni giungevano come scintille sonore, suscitando in lei una smania inarrestabile. Io desideravo tornare al silenzio, ma Euridice, attratta dall’unicità, correva verso il suono che proveniva da oltre il cratere. Prima che potessi fermarla, era già oltre il bordo. Forse fu una mano, qualcosa che sembrava un braccio, a prenderla e portarla via, e la sentii unire il suo grido a quel suono, formando un’armonia con quello sconosciuto, scendendo lungo le pendici del vulcano.

Non so se ciò che vidi fosse reale o frutto della mia immaginazione; stavo già sprofondando nel mio buio, i cieli interni si chiudevano sopra di me: tetti di silice, alluminio, atmosfere vischiose di zolfo. Il silenzio sotterraneo mi circondava. Venendo meno a quel nauseante confine dell’aria e al tormento di quei suoni, negavo la mia angoscia per aver perso Euridice. Ero solo, non ero riuscito a salvarla dalla sofferenza di essere strappata alla Terra, esposta a una continua percussione di suoni. Il mio sogno di dare vita alla Terra, raggiungendo quel centro con Euridice, era fallito. Euridice era prigioniera, esiliata nei desolati spazi del "fuori".

EURIDICE STREAM

STUDIO PER EURIDICE STREAM

TESTO RIELABORATO DI CALVINO

AUTORE IBRIDO

GIORGIO VIALI

MELOGRANI

STUDIO PER EURIDICE STREAM

PORGETTO DI GIORGIO VIALI

AUTORE IBRIDO

Melograni

Capitolo 1: L’Inizio di un Sogno

Buio. Il sipario è chiuso. Nella penombra del backstage, il battito del tuo cuore risuona come un tamburo in attesa di un assolo. Mi chiamo Aristea, e oggi, sul palco, sarò l’anima di Euridice. Tre settimane fa, l’idea di interpretare una versione rivisitata del mito di Orfeo ed Euridice mi ha catapultato in un universo di possibilità. La mia vita da attrice teatrale è finalmente giunta a un’incarnazione che sento come vera, profonda.

La mia Euridice è tutt’altro che una figura passiva. È una guardia giurata, una donna di trent’anni che ha visto l’umanità nel suo aspetto più brutale e bello. In quest’adattamento, abbandoniamo i cliché per immergerci in un’analisi cruda e spietata del mondo moderno — dove il significato dell’amore è complesso e spesso distorto. Le luci si accendono, e la mia voce, ora, è quella di Euridice. È il momento di raccontare la sua storia.

Capitolo 2: L’Incontro

Euridice incontra Orfeo in palestra. Lui, un personal trainer, rappresenta la divinità, il sogno di un amore che brilla nel suo fisico scolpito. Le loro conversazioni sono leggere, le risate genuine. Io stessa, nel mio flusso di pensieri, rifletto su quest’amore inebriante che così spesso credo di desiderare. Ho un bisogno disperato di quel legame, di quella connessione che sembra sfuggirmi nella vita reale.

Le parole di Euridice mi scorrono come un fiume in piena. Ama Orfeo. Ama i suoi muscoli, il suo carisma, la sua innocenza. Ma, ahimè! Non sa che il suo amato sta per intraprendere un viaggio oscuro. L’incontro con Aristea sarà il primo passo verso l’abisso.

Capitolo 3: La Discesa

Orfeo, ferito nel suo ego e sedotto dalla promiscuità del mondo virtuale, abbandona Euridice senza una parola. La sua dipendenza da Aristea e dall’agenzia di Persefone lo ha allontanato da lei. Mi chiedo: cosa prova Euridice ora? Una solitudine straziante, un vuoto che nessuno può colmare. La paura di essere dimenticata.

Euridice, determinata, decide di utilizzarmi per rintracciare il suo amore perduto. A volte, durante la recita, risuonano le parole di Euridice come un mantra: “Orfeo, dove sei? Torna a me.” Ogni pronuncia di quel nome ricorda le mie esperienze con il mio personale Orfeo, che per me ha sempre avuto un volto diverso, ma la stessa essenza dolceamara del rifiuto.

Capitolo 4: La Ricerca

La caccia alla verità riguardo a Orfeo diventa un’ossessione. Euridice si denuda dell’innocenza dell’amore, mostrando al pubblico il suo desiderio profondo e la sua vulnerabilità. In un video su Instagram, cerca aiuto. Ma nessuno si fa avanti. La disperazione si fa strada nel suo cuore.

E in un colpo di fortuna, una delle sue amiche la informa dell’esistenza di un video in cui Aristea maltratta e umilia Orfeo. La scena è straziante: lui, un tempo splendente, ridotto a mero strumento di sfruttamento. Euridice è sul punto di esplodere di rabbia e di dolore. "Devo rintracciare Persefone," urla nel backstage, il suo grido sfida l’oscurità.

Capitolo 5: L’Incontro con Persefone

Il mondo di Persefone è un labirinto di luci e ombre, un onirico hotel di lusso nel cuore pulsante della città. Euridice entra nella stanza di Persefone con il cuore in tumulto. L’atmosfera è carica di tensione. Ma lei è determinata. Chiede di rivedere Orfeo, senza sapere fino a che punto sia disposta a spingersi per ottenere ciò che desidera.

Le parole di Persefone sul potere e i sacrifici del desiderio echeggiano nelle mie orecchie. E mentre Euridice accetta di lavorare per tre mesi come sex worker, il peso della scelta cala su di lei come un macigno. Che prezzo paghiamo per l’amore? È un interrogativo che mi assilla, che mi segue anche fuori dal teatro.

Capitolo 6: Il Nuovo Ruolo

Euridice si esibisce ora, da sola o con partner, annullando la propria essenza per arrivare a Orfeo. Ogni performance è una maschera, ma sotto la superficie, l’amore per lui arde ancora. Una parte di lei è rimasta intatta, ma l’altra è soffocata dalla vita che ha scelto. Mi rendo conto che l’amore può trasformarci in ciò che non siamo, rendendoci schiavi della nostra stessa volontà.

Il tempo passa e le luci sul palco si intensificano. Ogni sera, interpreto il dolore di Euridice, e ogni sera, il suo amore abbandonato risuona in me. Ho bisogno di un amore vero, puro, non un amore avvelenato dalle dipendenze e dall’avidità. La vita è troppo breve per essere riempita da fumi e illusioni.

Capitolo 7: Il Confronto Finale

E infine arriva il giorno in cui Euridice incontra di nuovo Orfeo. Il mio cuore batte forte mentre la rappresentazione si profila: l’abbraccio, il bacio, l’atto d’amore. Ma Orfeo è un’ombra di ciò che era. La malattia della dipendenza lo ha consumato. Lo vedo, lo sento: è fuori dalla sua vita, e le sue mani non riconoscono più la dolcezza dell’amore.

Euridice, con la sua dolcezza e coraggio, cerca di farlo riemergere. Ma lui è distante, incapace di riconoscerla. E mentre il palco si riempie di emozioni, io mi perdo nei pensieri. Questo è il vero dramma dell’amore: perdonare, ricominciare, o lasciare andare? Spesso l’amore è più un addio che un saluto.

Capitolo 8: Riflessioni

Mentre il sipario si chiude e l’applauso del pubblico riempie la sala, le parole di Euridice mi accompagnano. Siamo tutte in cerca di un Orfeo, un’anima riflessa nel nostro desiderio di amore. Ma a che prezzo? Spesso, dobbiamo affrontare noi stesse, rifiutare le illusioni e guardare in faccia quella realtà grigia che ci circonda.

Nella mia vita, ho immeritato amori e ho esplorato relazioni che mi hanno insegnato quanto sia complesso il cuore umano. Euridice, in fondo, è un’eroina. Ha lottato per l’amore, per la libertà e per la sua identità in un mondo che non la riconosce. E mentre la rappresentazione volge al termine, mi rendo conto che la vera essenza dell’amore è anche nell’accettazione.

Capitolo 9: Nuove Strade

Il teatro è chiuso. Il pubblico è scomparso e io rimango solo con i miei pensieri. Aristea e Euridice ora convivono in me. Come in una danza, accetto il loro dolore, i loro sogni e le loro aspirazioni. Sono pronta a scrivere il mio futuro, libera da schemi e convenzioni.

La storia di Euridice continua a vivere in me. La sua forza, la sua fragilità, il suo amore eterno per Orfeo. E mentre guardo il cielo stellato al di fuori del teatro, capisco che, anche se la strada dell’amore è impervia e tortuosa, vale sempre la pena percorrerla.

Capitolo 10: Epilogo

Potrete continuare a vivere, Orfeo e Euridice — nei sogni e nei cuori di coloro che li amano. La mia vita di attrice continua, ma ora ho una consapevolezza rinnovata. L’amore può spezzare e ricomporre, può uccidere e resuscitare.

Nella mia mente risuona un verso del mito: “Nella sofferenza, sotto la superficie, si cela sempre una nuova possibilità.” È proprio questo il vero significato dell’amore: l’accettazione delle sue sfide e delle sue perdite, trasformando il dolore in arte.

E ora, il sipario si chiude su di noi, ma il nostro amore, la nostra storia rimarranno per sempre nel cuore di chi ci guarda.

STUDIO PER EURIDICE STREAM

PORGETTO DI GIORGIO VIALI

AUTORE IBRIDO

PREVEZIONE TEATRALE

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TESTO IBRIDO

MATERIALI PER "ANTISTATO" - MONOLOGO TEATRALE

AUTORE: GIORGIO VIALI

La previsione della scomparsa degli ordinamenti statuali esistenti presenta una serie di sfide significative, ma ci sono diverse strategie che potresti adottare per radunare un gruppo di persone e prepararti a ricostruire un sistema sociale che garantisca la sussistenza in un contesto di incertezza. Ecco alcune idee:

1. Educazione e sensibilizzazione

Crea consapevolezza: Informa le persone sui possibili scenari futuri e sulle necessità di cooperazione e autosufficienza. Utilizza seminari, workshop e forum comunitari. Competenze pratiche: Offri corsi su tecniche di sopravvivenza, agricoltura urbana, gestione delle risorse e altri strumenti utili per affrontare situazioni critiche.

2. Creazione di una rete comunitaria

Identifica leader locali: Coinvolgi persone di fiducia e rispettate nella tua comunità per costruire una rete di supporto. Creare gruppi di interesse: Forma gruppi attorno a interessi comuni come giardinaggio, cura degli animali, autoproduzione, ecc., per promuovere legami tra le persone.

3. Sostenibilità e autosufficienza

Progetti di agricoltura comunitaria: Inizia orti comunitari e sistemi di permacultura per garantire cibo fresco e nutriente. Scambio di risorse e competenze: Promuovi un'economia di scambio locale, dove le persone possano scambiare beni e servizi senza l'uso di denaro.

4. Pianificazione e preparazione

Crea un piano d'emergenza: Sviluppa un piano collettivo per affrontare possibili crisi. Includi strategie per l'approvvigionamento alimentare, l'acqua e la salute. Mappatura delle risorse locali: Identifica e documenta le risorse disponibili nella tua area (fonti d'acqua, terre coltivabili, ecc.) e stabilisci relazioni con coloro che possiedono tali risorse.

5. Comunicazione e mobilitazione

Utilizza i social media: Crea gruppi online per condividere informazioni, idee e piani, oltre a mobilitare rapidamente le persone in caso di necessità. Riunioni regolari: Incontra il gruppo con cadenza regolare per discutere progressi, pianificare le prossime mosse e risolvere eventuali conflitti.

6. Sviluppo di un consenso e governance condivisa

Formazione di un consiglio: Stabilire un consiglio di governanza della comunità che rappresenti diverse voci e interessi. Decisionsi consensuali: Favorire un sistema decisionale basato sul consenso per garantire che tutti si sentano ascoltati e coinvolti.

7. Prevenzione dei conflitti

Promuovi la costruzione della comunità: Attività condivise, eventi e progetti comuni possono contribuire a costruire relazioni positive e prevenire conflitti futuri. Consulenze di mediazione: Istituisci un sistema per risolvere le dispute in modo pacifico e costruttivo.

Conclusione

Affrontare un cambiamento radicale nell’ordinamento sociale richiede preparazione, cooperazione e una forte rete comunitaria. Investire nella costruzione di relazioni e nella preparazione collettiva può fornire le basi per una resistenza efficace e una ripartenza in caso di crisi.

DISCLAIMER - AVVERTENZA

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ANTISTATO

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ANTISTATO

MONOLOGO TEATRALE

VERIFICA - INTELLIGENZA ARTIFICIALE

In una situazione di scomparsa completa degli ordinamenti statuali e di necessità di ricostruire un sistema sociale, è fondamentale focalizzarsi su un gruppo di risorse umane diversificate che possano contribuire alla sussistenza e al funzionamento della società. Ecco alcune categorie di persone da ricercare:

Agronomi e esperti in agricoltura: Essenziali per la produzione di cibo, formazione di tecniche agricole sostenibili, gestione delle risorse idriche e coltivazione.

Medici e operatori sanitari: Per garantire l'assistenza sanitaria e la salute della popolazione. È cruciale avere persone con esperienza in emergenze sanitarie e in medicina generale.

Ingegneri e tecnici: Per ripristinare infrastrutture fondamentali, come acqua potabile, energia, costruzioni e trasporti.

Educatori e formatori: Per garantire la trasmissione del sapere e delle competenze necessarie alle nuove generazioni, costruendo una base culturale e sociale.

Esperti in gestione delle risorse: Per assicurare una distribuzione equa e sostenibile delle risorse naturali e umane.

Lavoratori manuali e artigiani: Fondamentali per la produzione, riparazione e manutenzione di beni, attrezzature e costruzioni.

Leader comunitari e mediatori sociali: Persone in grado di promuovere l’unione, la cooperazione e la risoluzione dei conflitti all’interno della comunità.

Esperti in sicurezza e giustizia: Necessari per creare e mantenere un senso di sicurezza e ordine, affrontando le questioni di giustizia sociale.

Psicologi e assistenti sociali: Importanti per gestire il benessere mentale e sociale della popolazione, dato il trauma e l'instabilità del contesto.

Volontari e attivisti: Per promuovere l'inclusione sociale e la partecipazione civica, aiutando a costruire comunità resilienti e coese.

Persone con esperienze di resilienza: Individui che hanno affrontato situazioni difficili in passato, capaci di ispirare e guidare altri attraverso la crisi.

Costruire una società richiede tempo, competenze e una forte cooperazione comunitaria. La diversità delle competenze e delle esperienze è fondamentale per affrontare le sfide e ripristinare un ordine sociale coerente e sostenibile.

TEATRO, PERFORMANCE SOCIALE URBANA, GIORGIO VIALI

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MONOTEATRO

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DIALOGO

DIALOGO

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Alice: Una giovane donna, determinata e introspettiva, insoddisfatta della propria relazione. BabyBionda: Una sex performer carismatica e sicura di sé, con un fascino magnetico. Scena: Un caffè elegante, con luci soffuse e tavoli riservati. Alice e BabyBionda si siedono a un tavolo in un angolo appartato. Il suono delle tazzine di caffè riempie l'aria mentre i due iniziano a parlare.

Alice: (guardandosi attorno, sussurrando) Grazie per aver accettato di incontrarmi, BabyBionda. È… un po’ complicato per me.

BabyBionda: (sorridendo, accavallando le gambe) Non ti preoccupare, tesoro. Qui siamo solo noi due. Dimmi cosa hai in mente.

Alice: (prendendo un respiro profondo) Ho un piano… Un piano per Luca. È il mio compagno. Io… io non mi sento più desiderata, e lui sembra così distante.

BabyBionda: Hmm, capisco. Vuoi riaccendere la fiamma?

Alice: Sì e no. Vorrei che lui provasse cosa significa essere abbandonato, sentirsi vulnerabile. Vorrei che comprendesse davvero il valore di ciò che ha.

BabyBionda: (sollevando un sopracciglio) Quindi tu vuoi che io lo seduca… e poi lo lasci?

Alice: (annuendo, eccitata) Esatto. Voi performer siete così abili nel creare emozioni, nel toccare le corde giuste. Penso che se tu lo seducessi, lo destabilizzeresti. Vorrei che sentisse ogni attimo di quel desiderio, solo per poi andartene.

BabyBionda: (giocando con i capelli) Un’idea audace, Alice. Ma sai che giochi con il fuoco. Non rischi di farlo soffrire davvero?

Alice: (con passione) È proprio quello che voglio! A volte, le persone hanno bisogno di una scossa per rendersi conto di ciò che stanno perdendo. Vorrei che fosse messo alla prova.

BabyBionda: (pensierosa) Capisco. Ma come pensi di gestire tutto questo? Hai fede nel tuo piano?

Alice: (decisa) Assolutamente. Voglio che tu lo conosca, che lo faccia vedere, che lo faccia sentire speciale. Poi, quando sarà completamente preso, tu lo abbandoni senza avvertimenti.

BabyBionda: (sorridendo maliziosamente) E come immagini che reagirà? Pensate che capirà il messaggio?

Alice: (scrutando il volto di BabyBionda) Io spero di sì. Luca è un tipo sensibile. A volte non lo fa vedere, ma ha bisogno di sentirsi amato. E tu… tu puoi dargli quello che gli manca. Seduzione e mistero.

BabyBionda: (incuriosita) E se si attaccasse a te ancora di più dopo? Non corri il rischio di rimanere delusa?

Alice: (scrollando le spalle) Non lo so. Ma voglio correre il rischio. Sono stufa di nascondere i miei sentimenti. Se vedesse attraverso i tuoi occhi il dolore della perdita, forse potrebbe cambiare.

BabyBionda: (con una risata leggera) Sei più audace di quanto sembri, Alice. Ma ascolta, questa non è una cosa da fare alla leggera. Ogni gesto, ogni parola, deve essere calibrato.

Alice: (con fervore) Sì, lo so! Ecco perché ho pensato a te. Tu sei esperta in queste cose. Pensavo che il tuo approccio sarebbe perfetto.

BabyBionda: (incrociando le braccia, contemplando) Se mi decido a farlo, voglio che sia perfetto. La seduzione deve essere un'opera d'arte, non un dramma. Le emozioni non sono un gioco, ma una danza.

Alice: (sorridendo, con un certo sollievo) Esatto. Ti va di farlo?

BabyBionda: (osservando Alice intensamente) Accetterò la sfida. Ma voglio una cosa in cambio. Devi promettermi che sarai pronta ad affrontare le conseguenze e che non ti allontanerai da Luca quando il dolore avrà un volto.

Alice: (decisa) Promesso. Affronterò tutto. Sono pronta. Questo è il momento in cui la mia vita deve cambiare.

BabyBionda: (cingendo le mani sul tavolo) Allora preparati, Alice. La danza dell’amore e della perdita sta per avere inizio.

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MONOCONTROLLO

TITOLO: MONOCONTROLLO

AUTORE IBRIDO: GIORGIO VIALI

Personaggio: Alice

(Alice è sul palco, in un ambiente intimo e leggermente illuminato. Indossa abiti eleganti, ma con un tocco di trasgressione. La sua espressione è ambivalente, tra determinazione e vulnerabilità. Si rivolge al pubblico come se stesse parlando a una confidente.)

Alice: (Sospira) Ciascuno di noi ha i propri segreti, giusto? I desideri più oscuri che ci portiamo dentro, come un fardello che diventa sempre più pesante da sostenere. Ed io… (si ferma un attimo, guarda lontano) ho un segreto che brucia dentro di me, una voglia di possedere, di controllare. (Sorride) E tu, Babybionda, sei la chiave alla mia follia.

Ti prego, ascoltami. Non è solo un gioco. Non si tratta di una semplice avventura o di una notte di passione. Vedi, c’è Luca. (Pausa) Il mio compagno, il mio amore… Eppure, c’è una parte di me che desidera intrappolarlo, farlo mio in un modo che va oltre il fisico. Voglio la sua anima, il suo respiro, ogni suo pensiero. (Si avvicina al bordo del palco)

Ho pensato a te perché… beh, non è solo il tuo aspetto che attira, ma la tua abilità. Tu hai la potenza di creare scompiglio nei cuori, di accendere scintille nei desideri sopiti. Io voglio orchestrare una sinfonia di emozioni e provocazioni, e tu sei il mio primo violino. Ti prego, capisci il mio piano.

(Si ferma, riflette) Immagina: un incontro casuale, un gioco di sguardi, la tua voce che sussurra dolci tentazioni all’orecchio di Luca. Sarai tu a fargli scoprire parti di sé che neppure immagina di avere. E mentre tu lo seduci, io sarò lì, invisibile, a osservare, a dirigere come un puppetero. Perché in fondo, la mia vera soddisfazione non sarà solo sapere che lui è attratto da te, ma che il suo desiderio sarà sempre, in qualche modo, legato a me.

(Torna a riflettere, accarezzando le sue mani) Devo trovarti le parole giuste, Babybionda. Come posso esprimere ciò che ho in mente senza che tu ti senta solamente un oggetto in questo gioco di potere? Voglio che tu sia complice, che tu percepisca l’intensità di ciò che sto cercando di creare. Non si tratta di umiliazione, no. È un elevare il nostro gioco. È un’arte. (Sorride) Sì, un’arte.

(Pausa, mentre guarda il pubblico come se cercasse conferma) Immagina solo per un attimo: mentre lo seduci, io lo osservo. Ogni sua reazione sarà un tassello del mosaico che sto costruendo. Ogni sospiro, ogni occhiata furtiva, sarà il segno che ho piantato un seme di desiderio in lui. Il potere che vorrei esercitare su di lui è come un velo che lo avvolge; invisibile, ma imponente.

(Con passione crescente) E quando arriverà il momento, quando lui sarà pronto a cadere in questa trappola di emozioni intensificate, io sarò lì, a ricompensarlo con la mia presenza. Sarò il suo angelo e il suo diavolo, il suo rifugio e la sua perdita. Lui dovrà capire che non può scappare, che la sua anima è legata alla mia, e tu… tu sarai il ponte fra i suoi desideri e le mie aspettative.

(Pausa, cercando di ritrovare la serenità) Non vorrei che pensassi che sia crudele, che voglio fargli del male. No, Babybionda, non è questo il mio intento. È… una esplorazione consensuale dei confini dell’amore e del desiderio. Un gioco che richiede fiducia. Devo spiegarti tutto questo con delicatezza, ma con ferma determinazione.

(Concludendo, il tono diventa quasi poetico) Insieme, possiamo trasformare questa realtà in una favola oscura in cui i nostri ruoli si intrecciano. Sarai la sirena e io la nave che naufraga, e mentre il mare ci inghiotte, finalmente, scopriremo se l’amore può davvero essere un gioco di potere. Perché non è solo il controllo che cerco, ma la vera essenza di ciò che significa appartenere e possedere. (Fa una pausa) Mi capisci, Babybionda?

(Chiude gli occhi, abbandonandosi ai pensieri, mentre il sipario cala lentamente, lasciando vibrare nell'aria il peso delle sue parole.)

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